L’album è un successo planetario, ancora oggi il più venduto della band, con 30 milioni di copie e 18 nei soli Stati Uniti, che ne fanno l’album di debutto più fortunato di sempre per una band americana. Ancora oggi è ritenuto una pietra miliare del rock e sicuramente il miglior prodotto del sottogenere Sleaze Metal.
Il disco è praticamente un’incredibile sequela di singoli di successo, da “Welcome to the Jungle” a “Paradise City” a quello che forse è il brano più rappresentativo di sempre per i Guns N’ Roses, “Sweet Child O’ Mine“, mosso dalla scatenata chitarra di Slash.
La copertina originale con cui uscì il 21 luglio 1987 causò però un immediato ritiro dal commercio poiché raffigurava un quadro, opera di Robert Williams, dal titolo omonimo. I diritti dell’opera, che raffigurava una scena alquanto singolare di un mostro che difende una fanciulla dallo stupro di un robot, furono subito reclamati dall’autore, che accusava la band di non aver pagato le necessarie royalties.
Così, il disco fu rimesso in fretta in commercio con la copertina che tutti oggi conosciamo.
Le registrazioni non furono certo facili e obbligarono i fonici a turni di 18/20 ore al giorno, con molte performance notturne, soprattutto di Axl Rose.
Il chitarrista Slash passò molto tempo a identificare il giusto suono di chitarra, che arrivò una volta collegata una Les Paul a un amplificatore Marshall (e qui inizia un mistero irrisolto sui modelli specifici, che da decenni alimenta le discussioni tra gli appassionati).
Prima di lasciarci non poteva mancare quella che è una scelta obbligata, forse il brano più rappresentativo in assoluto della produzione della band, sicuramente uno tra i più apprezzati dai chitarristi: ascoltiamo la stupenda “Sweet Child O’ Mine”.
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