Ancora una volta negli ultimi giorni si è sviluppato all’interno della nostra community il dibattito su cosa sia la musica “seria”. Quindi, quella da produrre, su cui vale la pena scommettere artisticamente ed economicamente per i produttori e gli addetti del mercato discografico.
Spesso le conclusioni cui si giunge sono esclusivamente frutto dei propri gusti personali. Altrettanto spesso, purtroppo, sono il parto di alcuni preconcetti che vengono aggravati dal morboso (e alquanto pigro) attaccamento al passato, a ciò che si considera irreplicabile a prescindere (l’orribile e autocastrante sindrome da 10 dischi su un isola deserta).
Senza rendersi conto che molte di quelle opere sono diventate importanti proprio per aver rotto una tradizione col passato e aver disorientato, a volte deluso, molti ascoltatori per dar vita a una nuova generazione di appassionati (la Psichedelia rompe le strutture e le melodie orecchiabili, il Progressive i limiti temporali imposti ai brani, il Punk rompe e uccide il Progressive, il Grunge dice basta ai tecnicismi del rock anni ’80, il Noise rompe… un po’ con tutto… e così via e parliamo solo di generi “Rock limitrofi”, il resto è ben più ampio basti pensare alle svolte Jazz del Free e dell’Avanguardia).
Ma questo ovviamente non è solo un peso sulle spalle degli ascoltatori comuni, ma anche di chi ha in mano le chiavi del sistema e può offrire nuove direzioni. E allora, meglio il vecchio “cumenda” col sigaro o il giovane ambizioso? Molti di noi direbbero il secondo, più fresco, audace, aperto alle nuove tendenze.
C’è chi ha affermato il contrario e il “chi” è piuttosto pesante. In uno sfogo senza tanta delicatezza, già negli anni ’70 l’argomento era stato toccato da uno dei massimi innovatori e sperimentatori musicali, Frank Zappa.
Questo video, sicuramente già visto da alcuni ma che è opportuno ritirare oggi fuori dal cilindro, non ha bisogno di troppi commenti, Zappa va dritto al punto. Corsi e ricorsi storici con i quali ancora dobbiamo fare i conti?
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