Si è trattato di un malaugurato incidente, di uno stupido gioco al quale hanno partecipato Frank Thorogood e i suoi operai che erano lì per i lavori di restauro alla villa.
Brian Jones, da un mese, non faceva più parte degli Stones. Ufficialmente, era stato estromesso a causa dell’incontrollabile abuso di sostanze stupefacenti che limitavano pesantemente le sue qualità artistiche e professionali. Ufficiosamente, il duopolio Jagger & Richards aveva ormai preso il sopravvento: Brian era il terzo incomodo.
All’annuncio della morte, quando è in studio a registrare “I Don’t Know Why” di Stevie Wonder, il suo grande amico Bill Wyman (bassista degli Stones) scoppia a piangere. Anche il batterista Charlie Watts è distrutto.
Qualcun altro, dell’entourage del gruppo, reagisce però in modo diverso: “Brian Jones morto affogato nella piscina di casa sua? Peccato, avrei voluto esser lì anch’io… a tenergli la testa sott’acqua…“
Passano due anni esatti: il 3 luglio si rivela data infausta per la storia del rock. Alle 07:30 del mattino Jim Morrison, leader della rock band californiana The Doors, viene rinvenuto privo di vita nella vasca da bagno del suo appartamento parigino al quarto piano di rue de Beautreillis, 17.
Come Brian, era una rockstar e aveva una J nel nome.
Come Brian ha scherzato con l’eroina.
Come Brian è morto a 27 anni.
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