Una delle voci più ispirate degli anni ’90, Jeff Buckley aveva già dimostrato di essere un musicista di grande talento come suo padre Tim e, proprio come lui, era morto giovane, nel pieno del suo potenziale artistico.
Dai poliedrici gusti musicali, che lo portavano dalla musica mediorientale al Punk, al Blues di Robert Johnson, Jeff incanalava in sé un’intensità musicale fuori dal comune, espressa dalla sua voce d’angelo, potente, che dotata di due caratteristiche opposte sapeva accarezzare o graffiare chi la ascoltava.
Come tanti geni musicali, si seppe far rispettare fin dal suo primo, celebre, disco. Grace, lo stesso titolo del singolo che ne decretò il successo mondiale, è ancora oggi considerato uno dei capolavori del Rock, un album perfetto in cui ci fu spazio anche per qualche cover, tra cui quella stupenda “Hallelujah” di Leonard Cohen, versione che la rivista Rolling Stone ha inserito nelle 500 canzoni migliori di tutti i tempi.
Fu questo l’unico album registrato e pubblicato ancora in vita, il successivo Sketches for My Sweetheart the Drunk uscì postumo nel 1998, mentre nel 2016 ha visto la luce You and I, composto da tracce registrate da Buckley agli inizi della sua carriera, quando ancora era alla ricerca di un produttore che credesse in lui.
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