Dal padre eredita il talento artistico. “Il mio primo ricordo musicale è legato a lui“, racconta Jakob, “avevo 5 anni e mia madre mi ha portato a vedere un suo concerto del 1974, uno di quelli del tour di reunion con The Band. In casa nostra“, ricorda, “si ascoltava musica strana, che a volte mi faceva paura … vecchi blues di Lightnin’ Hopkins o brani country di Hank Williams. Insomma, la roba che, ancora oggi, piace tanto a mio padre. Anche se quella, più che musica per intrattenere, è musica per imparare“.
Il piccolo Jakob, all’epoca, non osa ascoltare in casa musica “moderna” per timore del giudizio paterno. In realtà si sbaglia.
“A me sono sempre piaciuti i Clash“, rivela, “e sono rimasto sorpreso il giorno in cui Bob mi ha portato a un loro show a Santa Monica: è stata una conferma al mio giudizio positivo sulla band di Joe Strummer“.
Nel 1989, a soli 20 anni, Jakob forma la sua band, The Wallflowers. Si trova nel Southern California, a Fairfax, nei pressi di Los Angeles.
Dopo alcuni anni di gavetta, il gruppo viene notato da un vecchio amico di Bob Dylan, T-Bone Burnett, chitarrista con la Rolling Thunder Revue. T-Bone è ormai uno dei più talentuosi producer rock e quando, nel 1996, firma il nuovo album dei Wallflowers (Bringing Down The Horses) è successo istantaneo: 6 milioni di copie vendute e ben due Grammy Awards.
Da allora, i Wallflowers registrano altri 4 album e addirittura Jakob, nella primavera del 2008, pubblica il suo primo lavoro solista, Seeing Things.
Al suo fianco, un altro produttore leggendario, Rick Rubin.
È la conferma che questo delizioso figlio d’arte (che, fisicamente assomiglia in modo impressionante a suo padre) ha talento da vendere. E che, per quanto strano possa sembrare, nella storia del rock c’è spazio per un altro songwriter di nome Dylan.
Cover photo Jakob Dylan by SydKat – CC BY-SA 4.0 – Cover photo Bob Dylan by Xavier Badosa – CC BY 2.0
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