Aveva 58 anni e da tempo stava lottando contro un tumore al cervello. Per curarsi, si era anche recato in una clinica specializzata situata in Svizzera.
Fumatore incallito, Harrison aveva già sofferto, nel 1997, di un tumore alla gola che gli era stato rimosso in modo brillante. Voci non confermate, però, sostenevano che quel cancro si fosse, nel frattempo, esteso al cervello.
George Harrison era anche sopravvissuto a un accoltellamento, avvenuto nella notte del 30 dicembre 1999, quando un pazzo di nome Michael Abram (che si dichiara “in missione per conto di Dio“) si era introdotto a Friar Park, la residenza di campagna di George a Henley-On-Thames, con l’obiettivo di ucciderlo.
“Ha lasciato questo mondo nel modo in cui aveva vissuto, in pace con Dio, senza paura della morte, circondato da amici e parenti” recita il comunicato della famiglia.
Le sue ceneri sono state disperse nelle acque del fiume Gange, anche se la cerimonia è stata tenuta segreta e nessuno ha mai saputo quando effettivamente abbia avuto luogo. Nelle ultime settimane di vita, conscio delle sue condizioni, George aveva lavorato insieme al figlio Dhani su alcune canzoni nuove che verranno poi pubblicate postume nel disco Brainwashed, nel novembre del 2002.
George Harrison ha lasciato in eredità 99 milioni di sterline (la sola casa di Henley on Thames ne vale 15) a un trust gestito da tre consulenti legali e intitolato a sua moglie Olivia e al figlio Dhani, evitando così di pagare alle tasse inglesi la cifra di 40 milioni di sterline.
È l’ultima vendetta dell’uomo che un tempo aveva dedicato all’ufficio delle tasse di Sua Maestà la velenosa “Taxman“. E non finisce qui: Olivia, diventata una delle 300 persone più ricche d’Inghilterra, si è ritrova anche diverse proprietà nelle Hawaii, in Italia e in Svizzera, per un valore stimato di oltre 100 milioni di sterline senza contare il patrimonio dei diritti d’autore passato nelle mani del giovane Dhani dopo la morte della madre.
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