Figlio della tumultuosa Belfast irlandese e di due genitori grandissimi appassionati di musica, la madre cantante e il padre collezionista di dischi jazz e blues.
Cresce così uno dei più grandi cantanti e compositori di tutti i tempi, come confermato anche dalla rivista Rolling Stone che lo mette nella metà alta della classifica dei cento migliori artisti di sempre.
Già membro dei Them, con cui sforna assolute hit come “Gloria“, Van Morrison inizia nel 1967 la sua carriera solista e nell’anno successivo pubblica il suo (primo) capolavoro, Astral Weeks, pietra miliare della musica, uno dei pochi album in grado di mettere d’accordo tutti i critici, anche all’epoca.
È un cambio di rotta notevole dallo stile precedente, un salto nel jazz-folk acustico che ne rivela le capacità di un poeta. Nel disco si percepiscono vibrazioni altamente drammatiche, uno spessore artistico di un’intensità tale da farne “l’album più ascoltato in vita mia” dal critico Lester Bangs, la penna più caustica dei suoi tempi, quella che non faceva sconti a nessuno.
Del brano “Madame George” dichiara: “è il gorgo del disco. Forse è uno dei brani musicali più ricchi di compassione che siano mai stati scritti, e ci chiede, anzi no, fa in modo che vediamo la situazione difficile in cui si trova quello che brutalmente definirò un travestito che soffre per amore, con un’empatia talmente intensa che, quando il cantante lo fa soffrire, soffriamo anche noi” (da Guida ragionevole al frastuono più atroce, ed. Minimum Fax).
Cover Photo by Jarle_Vines - CC BY 4.0
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