Rimasta incinta nel 1964, nel corso di una relazione occasionale con il fotografo Brad McMath, Joni aveva deciso di dare la figlia in adozione.
“Ero troppo giovane, immatura e concentrata sulla mia carriera”, ha dichiarato, “non avrei mai potuto essere una buona mamma. Saremmo state infelici sia io che Kelly”.
Adottata dai coniugi Gibb, benestante famiglia canadese, Kilauren cresce nell’agio a Toronto, tra scuole private e lussuosi country club, ignorando l’identità della madre biologica. Più di 30 anni dopo, Joni Mitchell cerca pubblicamente sua figlia.
Al tempo stesso, Kilauren riesce (attraverso Internet) a scoprire l’identità della sua vera mamma. Manda quindi una email all’agenzia della Mitchell la quale risponde lasciando un messaggio sulla segreteria telefonica: “Ciao, sono Joni. Sono qui, commossa. Richiamami”.
Le due donne si incontrano, si abbracciano e provano a costruire un rapporto. Nel periodo di permanenza a Los Angeles, nella villa di Joni, Kilauren ha modo di conoscere il gotha della musica americana: Etta James, Herbie Hancock, David Crosby, B.B. King e molte altre star del Rock, del Jazz e del Blues transitano con regolarità.
Un paio d’anni dopo, Kilauren (rimasta nel frattempo incinta dello storico fidanzato Edward Barrington) dà alla luce una bella bimba. Ma il suo comportamento cambia. Sembra quasi che, sia lei che Barrington, sfruttino la nuova situazione famigliare. Joni Mitchell è sorpresa e amareggiata.
Nel gennaio del 2000, la polizia piomba nella sua villa dopo un furioso litigio tra lei e Kilauren. Si parla di minacce, addirittura di percosse.
Poi, la situazione si tranquillizza anche se il clima idilliaco, le emozioni e le lacrime del giorno della loro riunione appaiono lontane. Così come distanti suonano le delicate parole di “Little Green“, brano inciso nel 1971, quando Joni Mitchell era la Regina degli Hippie.
Brano che lei, come spiegherà 30 anni dopo, aveva scritto proprio pensando alla figliola abbandonata.
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