All’inizio di ogni concerto, Robert Plant saluta il pubblico con un annuncio che suona come una minaccia: “Buona sera a tutti”, dice, “benvenuti a tre ore di pura follia”.“
Quella sera a Oakland, la pazzia, però, contagia davvero tutti.
Mentre sta accompagnando la band che sta salendo sulla rampa di servizio che conduce al palco, il capo dei bodyguard John Bindon spintona via un addetto dell’organizzazione di Bill Graham, promoter americano del tour.
La tensione cresce: Bindon, una volta sul palco ha da dire perfino con lo stage manager Jim Downey. E lo prende a schiaffi.
Ma non è finita qui. Una volta concluso il concerto, un altro uomo del servizio d’ordine, che sta svolgendo un po’ troppo alla lettera il suo ruolo, se la prende con Warren Grant, undicenne figlio di Peter Grant, manager dei Led Zeppelin. In difesa del giovane si catapultano lo stesso Grant, il tour manager Richard Cole e persino il batterista degli Zeppelin, John Bonham detto Bonzo che, pare, riesca a sferrare un bel destro centrando in pieno il viso del malcapitato.
Jim Matzorkis, il tizio della security colpevole di aver minacciato e spinto il giovane Grant, sporge denuncia per pestaggio nei confronti di Cole, Grant e Bonham. Tutti devono pagare 250 dollari di multa e contro di loro viene addirittura intentata una causa da due milioni di dollari.
Il giorno dopo, Bill Graham scagiona la Rock band inglese dall’incidente e consente loro di suonare il secondo previsto concerto all’Oakland Coliseum.
“I Led Zeppelin sono una festa per soli uomini…” era solito chiosare Jimmy Page. E mai, come questa volta, ha avuto ragione.
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