Forti del successo del precedente lavoro The Bends, i Radiohead decidono di curare direttamente la produzione del disco.
Si trasferiscono nella campagna inglese dell’Oxfordshire, trovano un silos atto alla conservazione delle mele e lo trasformano in una sala prove e studio di registrazione.
“Ci abbiamo portato dentro apparecchiature tecniche che valevano quasi 300.000 euro“, racconta Colin Greenwood, il bassista della band, “il posto era davvero sperduto, isolato dal resto del mondo. Almeno il 35% di Ok Computer è stato registrato lì, nella nostra personalissima sala prove”.
In luglio e agosto, i Radiohead interrompono la produzione del disco per andare in tour. Negli Stati Uniti aprono i concerti di Alanis Morissette e presentano alcuni nuovi brani che finiranno in Ok Computer. A settembre ritornano in sala. Ma, stavolta, vanno alla St. Catherine Court, un edificio storico vicino a Bath di proprietà dell’attrice Jane Seymour.
Lì, il disco viene completato.
“Avevamo chiaro in testa suoni e atmosfere che intendevamo trasferire sul disco”, spiega Thom Yorke, “crediamo di esserci riusciti anche se eravamo consapevoli che si trattava di materiale strano, diverso, atonale”.
Qualcuno ha scritto che in certi momenti i Radiohead suonano come se fossero le prima band a fare del rock. O per lo meno come una band che fa rock avendo dimenticato di averlo sentito fare da qualcuno altro. Insomma, è come se il gruppo si fosse allontanato da tutto e da tutti per diventare solo se stesso.
Ok Computer è un successo, per il pubblico e per la critica: vende quasi 10 milioni di copie e vince il Grammy come miglior album di Alternative Rock.
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