Inciso nei mitici studi di Abbey Road, il disco ha richiesto ai Pink Floyd quasi 8 mesi di sedute di registrazione. Iniziato ai primi di gennaio, è stato concluso a luglio inoltrato.
Presentato come concept album, Wish You Were Here tratta in realtà due temi diversi: la dedica/tributo a Syd Barrett (nella title-track e nelle due straordinarie suite di “Shine On You Crazy Diamond”) e l’esplicita critica all’ottusità commerciale e al cinismo dell’industria discografica denunciata nei brani “Welcome To The Machine” e “Have A Cigar”.
La nuova concezione crea pesanti attriti tra l’autore dei testi (Roger Waters) e il chitarrista David Gilmour che, messo in minoranza dopo una votazione democratica, finisce per accettare la scelta del gruppo. Ma, parafrasando il titolo dell’album, Roger Waters dichiara che “in quei giorni, nessuno dei Pink Floyd avrebbe voluto essere lì. Si percepiva un malumore generale“, ricorda il bassista e cantante, “e soprattutto la sensazione che il gruppo non era più un’unità compatta“.
L’album va però benissimo: sia dal punto di vista commerciale (va al primo posto in classifica e diventa ben presto disco d’oro) sia come riscontri critici.
Ancora oggi, Wish You Were Here è uno degli album più emblematici e più amati dai fan dei Pink Floyd.
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