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Rapporto con l’artista

In questo articolo cercherò di consigliarvi e prepararvi al meglio su questo argomento che è tra i più delicati e tutto quello che troverete scritto sono considerazioni e consigli basati, in parte, sulla mia esperienza diretta, in parte, su aneddoti o episodi riferiti da colleghi. Partirei con un semplice concetto:

In questo articolo cercherò di consigliarvi e prepararvi al meglio su questo argomento che è tra i più delicati e tutto quello che troverete scritto sono considerazioni e consigli basati, in parte, sulla mia esperienza diretta, in parte, su aneddoti o episodi riferiti da colleghi. Partirei con un semplice concetto: l’artista o il gruppo che ci hanno chiamato a suonare sono, per noi, il “datore di lavoro”. Questo significa che nella maggioranza delle discussioni “avrà ragione lui”…Non prendetemi per il verso sbagliato, non intendo dire che dovete essere sempre d’accordo su tutto, ma se c’è qualcosa che vi viene richiesto è vostro dovere cercare di provvedere nel modo migliore possibile. Ovviamente mi riferisco a richieste professionali e quindi, nel nostro caso, prettamente musicali, ma a volte si possono ricevere inviti o suggerimenti che invadono anche altri campi e che hanno la loro importanza nella riuscita di uno spettacolo (come, ad esempio, l’abbigliamento e il comportamento sul palco e sarà solo buon senso non pensare di suonare in un teatro di un casinò vestito punk e bevendo whisky!).
Il maggior numero delle richieste saranno comunque attinenti alla musica anche se, spezzando una lancia a favore degli artisti e dei produttori, posso assicurarvi che per mia esperienza la maggioranza di loro sa apprezzare e valorizzare la personalità e la musicalità dei singoli musicisti senza creare troppi problemi.
Però, come ho già detto, in caso di discordanza ricordatevi che ha sempre ragione il datore di lavoro!Con questa lunga premessa voglio solo ribadire che fare il musicista di professione comporta spesso compromessi e molto del vostro estro artistico dovrà farsi da parte in più di un’occasione. Ricordo episodi in cui avevo preparato alcune parti e assoli di chitarra che poi, al momento delle prove, sono state “stroncate” con un “Molto bello… però facci qualcosa di più semplice… “.
Come potrete immaginare la prima reazione di ognuno sarebbe quella di difendere la propria “creazione” con argomentazioni tecniche e artistiche, tuttavia la cosa migliore è senza dubbio ascoltare il suggerimento senza inutili discussioni e mettere nuovamente le nostre capacità artistiche al servizio di quest’ultimo. Potrete poi avere la libertà di esprimervi in altri punti dello spettacolo o, alla peggio, in altri spettacoli…
Vi invito comunque a non fare nessuna differenza se il vostro “capo” ha venduto milioni di dischi o se è una cover band dilettante… il soddisfare le richieste senza controbattere farà di voi un ottimo professionista! Non vanno snobbate le situazioni povere e prive di fama. Se le avete accettate portatele fino in fondo impegnandovi al massimo perché, come ho già detto, spesso da cosa nasce cosa e ogni bella figura sono punti guadagnati.Un piccolo suggerimento extraprofessionale: quando si va in tournée ci sono molti momenti in cui è possibile trovarci fianco a fianco al nostro datore di lavoro (gli spostamenti, i pasti, i day off, etc.) e vorrei fare una considerazione anche per quelle situazioni (soprattutto se state lavorando con un personaggio molto popolare): evitate troppe riverenze ed eccessi di cordialità perché, a differenza di molti altri lavori, non saranno cose che vi potranno giovare in alcun modo. Ricordatevi che siete accanto ad una persona che riceve questo tipo di trattamento tutti i giorni e da tutti e spesso ne è addirittura nauseata. Quindi un atteggiamento naturale non farà che farlo sentire più a suo agio e avrete solo da guadagnarne. Mantenete però il rispetto e la professionalità anche se il rapporto dura ormai da molto tempo. Gli artisti a volte sono strani e in questo lavoro non c’è nessun tipo di tutela a lungo termine purtroppo.Ritornando sul concetto di “datore di lavoro” e di “professionista al suo servizio” potete avere conferma di quanto ho scritto guardando bene tra i crediti di alcuni album. Potrete constatare come ci siano turnisti che suonano in album di generi musicali completamente diversi e non venga fuori in nessun modo la loro personalità. Un esempio lampante di cui ho memoria è uno dei primi album di Vinicio Capossela in cui mi colpì il fatto che alle chitarre ci fosse Andrea Braido… un mostro di tecnica rock messo al servizio di una musica intimista e cantautoriale. Vi assicuro che il risultato è stato egregio, nonostante non abbia ostentato il suo stile.
Spero che queste mie considerazioni non vi spaventino e non vi facciano desistere dall’essere anche artisti: ogni musicista è spesso anche un artista, ma quando decide di essere un professionista deve separare bene i due aspetti… e raramente si incontreranno.Carlo “ballantine” BallantiniCarlo Ballantini Website

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