Da molti anni i monitor da studio near e mid field hanno trovato una soluzione ottimale con sistemi amplificati a due o più vie e sfruttando il processamento (analogico o digitale) per smussare le “tolleranze di produzione”, tipiche degli altoparlanti; a parte le serie economiche, un’importante inversione di tendenza c’è stata nel 2011 con le sE Electronics EGG 150 progettate da Andy Munro (co-fondatore, insieme a Dynaudio, di Dynaudio Acoustics ed attivo nella realizzazione del sistema di monitor Dynaudio AIR, che fra i primi ha proposto un’elettronica attiva regolabile dall’utilizzatore) ed ora commercializzate direttamente, seguito da altre aziende quali Amphion (molto apprezzati dalla critica statunitense, che ha nominato questi monitor per diversi awards) e Rasch Audio.
Circolo virtuoso? Un pischello di 26 anni? Il caldo eccessivo dell’estate appena trascorsa ha fatto evaporare il neurone di Francesco Frenzy Passarelli?
Beh, devo dire che l’incontro con Simone Fagnani è stato abbastanza fortuito… anche se ἀπὸ μηχανῆς θεός (Deus ex machina) è stato il “buon” Piero Sturla di Ribera che ha insistito affinché visitassi il laboratorio di ricerca e sviluppo nel quale Simone sta mettendo a punto i monitor e gli altri prodotti. Ma la faccenda mi ha “preso la mano” perché erano anni che pensavo di aver trovato la tranquillità dei sensi per il monitor compatto e non pensavo di tornare ad un sistema passivo!
Come mi era accaduto pochi mesi fa durante l’incontro con Teo Pizzolante, ho percepito di nuovo una forte passione nel cercare soluzioni audio per la musica, affrontando proprio il tema più difficile e più “discutibile”: i trasduttori da un dominio ad un altro. Premetto che nel mio modesto parere la tecnologia attuale è abbastanza elevata e la vera informazione scientifica (anche se contornata da leggende da blog di capiscioni) oggi è veramente alla portata di tutti, quindi non esistono dogmi né ricette miracolose, ma è facile avere una informazione/formazione completa.
Parlare con un 26enne e scoprire la sua grande attenzione per ogni dettaglio, per il comportamento dinamico che porti all’omogeneità a pressioni sonore diverse, per la tolleranza di produzione degli altoparlanti mi ha fatto capire di essere di nuovo davanti ad una persona che influenza ed influenzerà il mio lavoro di fonia, perché stiamo viaggiando verso lo stesso obiettivo di massima naturalezza del suono.
La riprova c’è stata passando dall’ascolto di un pianoforte classico ai Chemical Brothers e agli Infected Mushrooms dopo un cantautore, passando dal mio livello di ascolto preferito con volumi molto bassi fino a spettinarmi la barba. Non è uno scherzo per nessun monitor, durante questi ascolti critici non accetto nessuno “scollamento” di frequenze e di timbro e pochi i monitor (anche fra i blasonati) sono in grado di soddisfare queste mie esigenze.
Simone Fagnani è nato il 22/10/1990 a Casorezzo, alla scadenza del suo contratto da geometra di tre anni ha deciso di tornare a studiare scegliendo la facoltà di Ingegneria Civile e Ambientale presso il Politecnico di Milano, dove ha trascorso due anni cercando di coniugare la progettazione e lo studio per poi comprendere, infine, che non avrebbe avuto grandi possibilità (come in nessun’altra facoltà italiana) di studiare in modo approfondito il suono.
Il karma ha voluto che i suoi tempi decisionali coincidessero con quelli necessari al CPM per organizzare un corso strutturato sulla figura professionale del Pro Audio Engineer (mansione che le nonne d’Italia non comprendono, nonostante la musica registrata abbia più anzianità della loro, ma che racchiude molta più poesia del semplice “fonico”), il quale ruota intorno alla passione di Franco Mussida per l’insegnamento e della competenza degli insegnanti che hanno scelto questa docenza.
Verso la metà del secondo anno di corso, quando la pratica inizia a spuntarla sulla teoria, iniziato nel 2013 con altri 11 apprendisti stregoni, Simone porta a lezione i primi due esemplari delle odierne RASCH 02 (nome scelto perché in tedesco significa “veloce”, probabilmente errato dal punto di vista tecnico, ma che meglio descrive una delle caratteristiche principali su cui è improntato il progetto), che furono apprezzate da Lorenzo Cazzaniga (responsabile del corso Pro Audio), e da Ludovico Clemente, insegnante di informatica, nonché compositore/arrangiatore (suoi sono molti dei brani utilizzati da Filmaster Events, insieme a Diego Maggi, anch’esso docente al CPM) e collaboratore di Franco Mussida.
Convinti del risultato, Franco e Ludovico chiesero a Simone, per la parte di acustica e progettazione, e Luca Mennillo, programmatore, di affiancarli in un complicato lavoro in Svizzera: sonorizzare la Cupola Suono di Sole della Splash&SPA di Rivera Monteceneri con un suono diffuso, mai prevalente, di una melodia che durasse tutto il giorno, tutti i giorni, ma mai uguale a sé stessa.
La vera svolta del progetto, diventato artistico (inizialmente previsto con un impianto composto da colonnine a copertura costante) fu quando Simone diede a Franco la possibilità di dipingere l’oggetto da cui scaturiva il suono, da lì il nome di quadri risonanti.
Le soluzioni tecniche furono due: studiare questa forma di diffusione sonora e la possibilità di modificare in tempo reale il suono non con un sequencer o daw, ma con MAXmsp: un software di programmazione audio, che permette libero intervento sul suono, è sufficiente programmare all’interno di esso una qualsiasi funzione da applicare alla traccia sonora.
L’intero flusso di informazioni sonore esce su 15 canali DAC, che fanno parte sia dei Quadri Risonanti principali, sia dell’impianto a supporto di essi.
Nel frattempo chiunque ascoltasse i suoi monitor restava colpito dalla semplicità e dalla naturalezza della loro riproduzione. A questo punto Simone, vedendo la possibilità di rendere concreto un mestiere sempre sognato, ha deciso di dedicarsi e prodigarsi nel creare qualcosa di concreto, secondo principi semplici ma funzionanti, possibilmente solidi, e ciò ha portato alla nascita della NF03, un monitor passivo a tre vie che non esito a definire molto interessante.
Concludo con una frase di Simone che racchiude la sua filosofia “Non posso certo dire di essere arrivato a qualcosa, anzi credo di essermi scelto un mestiere difficile, quello che mi piacerebbe fare è comunque aiutare a rieducare le persone all’ascolto. Questo però l’ho imparato e continuo ad imparalo da Franco, lui compone e crea, io con i miei progetti dedicati cerco di trasmettere nel miglior modo possibile il messaggio“.
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