Vestita completamente di bianco e (come sempre) rasata a zero, Sinéad presenta in diretta al pubblico americano la canzone che dà il titolo al suo nuovo album: Am I Not Your Girl?
Dopo di che, decide di cantare un brano di Bob Marley, il discusso “War“, un pezzo che denuncia lucidamente e con puntualità i mali del mondo occidentale. Derivate da un discorso del 1963 fatto all’Onu dal re etiope Haile Selassie (la reincarnazione di Dio, secondo i seguaci della dottrina Rasta), le parole di “War” recitano che “sino a quando esisteranno razze superiori e razze inferiori, sino a quando gli uomini verranno giudicati per il colore della loro pelle, sino a quando continueranno a esserci cittadini di serie A e di serie B, allora ci sarà guerra“.
Il pezzo, già messo al bando dalla tv americana per la sua presa di posizione anti-occidentale, assume ancora maggior forza nella versione a-cappella, e cioè per sola voce, di Sinéad e per la sua intensa interpretazione.
Non solo…
Alla fine del brano, la cantante irlandese estrae una foto di Papa Giovanni Paolo II, e (mentre la straccia con disprezzo) dice: “Fight your real enemy”, combatti il vero nemico.
La NBC riceve 5000 telefonate di protesta (tra le quali quella di Frank Sinatra che dichiara che se dovesse mai incontrare Sinéad le darebbe un pugno in faccia) e una multa di 2 milioni e mezzo di dollari.
Quando, meno di due settimane dopo Sinéad O’Connor (che non ha rilasciato dichiarazioni dopo la sua apparizione televisiva) ritorna in America per partecipare al 30° compleanno discografico di Bob Dylan riceve un’amara sorpresa. Il pubblico del Madison Square Garden la fischia e la insulta: lei non riesce a cantare la prevista cover di Dylan, accenna un paio di strofe a-cappella di “War” dopo di che crolla in lacrime tra le braccia di Kris Kristofferson.
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