Ciao a tutti MusicOffili! “A casa mi veniva”, “ho studiato un sacco ma non ci riesco”, “sono stanco”…
Queste e molte altre sono frasi che gli insegnanti si sentono spesso ripetere dai loro allievi.
Vediamo come poter aiutare i nostri studenti a superare i momenti di crisi durante gli anni di studio.
Naturalmente tutto ciò vale anche se siete voi gli studenti “in crisi”!
Pianificare il programma
Uno degli aspetti fondamentali per garantire all’allievo un miglioramento costante e senza fatiche eccessive è pianificare un programma di studi che sia “in salita”.
Dobbiamo vivere l’anno scolastico come una maratona: si parte piano, si cresce di intensità, si fanno degli stop intermedi per “rifocillarsi”, si arriva allo sprint finale.
Non esagerare con le “cose da fare”
Ricordo molto bene le mie prime lezioni da insegnante: c’era l’ansia di voler far bene, di dimostrare il proprio valore all’allievo, di fargli vedere tutto ciò che poteva imparare, dove si poteva arrivare. Tutto questo, causa la mancanza di esperienza, si trasformava spesso in una valanga di nozioni, esercizi, compiti. Con il tempo ho imparato che l’allievo non giudica la qualità della lezione in base alla quantità di nozioni e compiti assegnati. O meglio, ad un certo livello, soprattutto agli inizi, esagerare con la mole di lavoro può spaventarlo e frenarlo. Meglio concetti mirati che l’allievo è in grado di metabolizzare, esercitare e sviluppare in una settimana. In questo modo avrà risultati immediati che lo motiveranno a continuare ad impegnarsi.
Cambiano i tempi di acquisizione
Per mantenere alta la qualità della lezione e la “performanza” dell’allievo è giusto tenere conto del fatto che, man mano che passa l’anno, egli migliora le proprie capacità, migliora l’approccio allo studio, e di conseguenza diventa più veloce nell’apprendere e nello sviluppare i concetti che gli vengono forniti. È quindi possibile aumentare il carico di lavoro senza generare un effetto traumatico, anzi!…vedere che si è in grado di portare a termine più esercizi nello stesso lasso di tempo diventa un propulsore incredibile per l’autostima, la voglia di fare, la voglia di tornare a lezione.
Obiettivi intermedi
È molto importante fornire degli obiettivi a medio termine e naturalmente testarli e verificarli. Spesso un programma didattico tosto e molto ampio (come ad esempio quello del CCR) può motivare e spaventare allo stesso tempo. Personalmente, cerco sempre di fornire una visione globale, ma anche di stipulare una sorta di contratto con l’allievo dove ci impegniamo entrambi a raggiungere degli obiettivi intermedi dichiarati. È un ottimo metodo per motivare e stare saldi sul percorso, senza perdersi nel mare estremamente ampio di un programma che si sviluppa in tre anni.
Fare degli stop
Ogni tanto, anche lo studente più diligente e “performante” ha bisogno di allentare la pressione per evitare scene di isterismo o “depressioni cosmiche”. Quindi, ben vengano le lezioni “jolly”, da posizionare con cura durante l’anno, dove non è necessario portare dei compiti perché al loro interno si trattano degli argomenti che si esauriscono nell’ambito della lezione stessa (effettistica, metodi di recording casalinghi, approccio al live ecc.). Hanno utilità e al contempo rompono la routine e concedono una settimana di relax.
Ognuno ha la sua mente
Il più grande nemico di ogni studente è la mancanza di concentrazione. La conseguenza? La classica frase: “ho studiato 1000 ore al giorno e mi viene da schifo lo stesso”.
Questo succede perché la capacità di concentrazione varia da persona a persona. Dico sempre ai miei allievi: “scopri che tipo di mente hai e scoprirai come studiare”.
Nonostante sembri una frase degna del maestro Miyagi di Karatè Kid, può essere veramente la svolta per migliorare in maniera esponenziale la qualità dello studio.
Alcuni studenti, per esempio, hanno estrema difficoltà a concentrarsi, la mente vaga di continuo, e spessissimo si trovano a suonare pensando ad altro. È importante, in questo caso, consigliare all’allievo di fare tante micro pause, di lavorare in un ambiente senza distrazioni, di spegnere Facebook…
Un altro tipo di mente invece non fatica a trovare la concentrazione ma perde di vista lo scorrere del tempo. Il risultato è che si passano “ore” su un esercizio perdendo di mira l’obiettivo generale della sessione di studio. In questo caso è utile consigliare all’allievo di utilizzare una sveglia, un timer, qualsiasi cosa che dia uno stop, in modo da passare all’argomento successivo.
Un altro tipo di mente, ancora, fatica ad “estraniarsi” ed osservarsi da fuori. Questo genera il classico caso in cui l’allievo non si accorge di ripetere costantemente un errore, di memorizzare un lick sbagliato, di preparare un esercizio in maniera errata. Il trucco più pratico per “svegliare” questa mente è quello di registrarsi o videoregistrarsi. In questo modo ci si dovrà per forza analizzare “da fuori” e gli eventuali errori ed imperfezioni verranno a galla.
Alternare le aree di studio
La mancanza di interesse, la svogliatezza, il senso di disagio che a volte gli allievi percepiscono, possono essere evitati lavorando su aree di studio diverse durante l’anno. Lavorare sulla tecnica richiede un certo tipo di impegno mentale, lavorare sull’improvvisazione o la composizione mette in gioco “aree” del cervello differenti. Ecco quindi che una buona alternanza tra lavoro meccanico e lavoro creativo evita il rischio di noia, routine, assuefazione.
Motivare
Confrontarsi con l’allievo spronandolo a ragionare su quali sono gli obiettivi che si è posto come chitarrista è importante. Un buon trucco è quello di scrivere, ufficializzare insieme ciò che l’allievo vuole e si impegna a raggiungere durante l’anno.
Inoltre, se a volte la motivazione cala, un buon metodo per “recuperarla” consiste nell’assegnare dei compiti artistici come la composizione di un solo, di un brano, di esercizi.
Il dover creare diventa un grande propulsore rispetto al semplice eseguire.
Ancora, vedere i propri progressi applicati è una delle cose che motivano di più. E quindi: spronate gli allievi a suonare in gruppi, a partecipare alle jam session, a dare delle piccole lezioni, magari ad amici completamente neofiti, a studiare, suonare, strimpellare con altri chitarristi. Il confronto è importante e spesso motivante.
“Combattere la depressione”
Ci sono casi, infine, in cui i risultati tardano ad arrivare per mancanze o difficoltà pratiche, rigidezza dei legamenti, poca predisposizione a determinati movimenti, mancanza di musicalità, ecc…
In questo caso è giusto rilevare questi punti e discuterne tranquillamente con l’allievo. La maggior parte delle volte otterrete un grande effetto: l’allievo apprezzerà la vostra sincerità, accetterà di dover fare più fatica e soprattutto si sentirà nelle mani giuste, nelle mani di un professionista che non vuole imbrogliarlo.
Mettere in luce, parlare, condividere determinate difficoltà crea un grande legame allievo-insegnante….
La pennata alternata non sale? Bene, diventerai un grande legatore.
Il fingerstyle proprio non ti esce? Ok, approfondiremo l’hybrid picking…
Capire la psicologia
Non c’è un solo modo per aiutare un allievo a superare i momenti di crisi. Per fortuna ognuno di noi è unico e (purtroppo per l’insegnante) questo si traduce in un vero e proprio lavoro psicologico. Alcuni allievi vanno rasserenati, altri vanno “sfidati”, per alcuni basta un po’ di grinta, per altri è necessario un “cazziatone galattico”. Tante volte una sana “sgridata” che mette in luce la reiterazione di determinati errori che potevano essere evitati o la mancanza di applicazione e disciplina è necessaria ma anche salutare.
Insomma, fare l’insegnante vuol dire essere musicista, psicologo, mentore, “genitore”, guida, amico e molto altro. È un gran lavoro che richiede disciplina e preparazione perché ci sono in gioco rapporti umani, passioni e grandi sogni.
Ciao a tutti e grazie a MusicOff per lo spazio che mi è stato concesso.Roberto Fazari
Rock Guitar Academy
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