Gary Smith, professione elettricista, entra nella villa al numero 171 di Lake Washington Boulevard. È stato chiamato per controllare il sofisticato sistema di allarme della casa.
Da una finestra della dépendance, Smith intravede il corpo inerme di un uomo che giace, con il volto sfigurato, in una pozza di sangue. Al suo fianco, un fucile Remington M-11 calibro 20 e un biglietto d’addio, scritto a mano.
Secondo il coroner il leader dei Nirvana si sarebbe suicidato approssimativamente 3 giorni prima, il 5 aprile.
Il giovane elettricista capisce immediatamente il dramma. Il cadavere che ha visto (che si trova nella serra al piano superiore del garage) è quello di Kurt Cobain, padrone di casa e leader della Grunge band Nirvana.
Da qualche tempo, infatti, in quella lussuosa residenza (che sorge a fianco delle ville dei manager della Microsoft), Cobain vive insieme alla moglie, la cantante Courtney Love, e alla piccola Frances Bean, che non ha ancora compiuto due anni.
Proprio alla figlia è dedicato il pensiero finale dello struggente, ultimo scritto: “L’ho fatto per Frances, per la sua vita che sarà assai più felice senza di me…”
Sono le 9:40. Gary Smith chiama il suo capo e gli spiega cosa è accaduto. Poco dopo, Marty Reimer, un dj della più importante stazione radiofonica Rock di Seattle, riceve una telefonata.
Dall’altra parte della cornetta, un uomo dice: “Ho una notizia da un milione di dollari”. Passano pochi minuti e in città si diffonde la terribile verità.
Kim Cobain, sorella di Kurt, ascolta pietrificata le news radiofoniche. Chiama immediatamente la madre, Wendy Elizabeth Fradenberg che, in lacrime, mormora: “Lo sapevo… lo avevo pregato di non farlo… ma purtroppo, anche lui, si è voluto iscrivere al club degli stupidi… “.
Il club cui si riferisce è quello formato da Brian Jones, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Jim Morrison. Tutte rockstar, tutte morte in modo misterioso, tutte a 27 anni di età.
Proprio come Kurt Cobain.
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