Gli Zeppelin sono all’Old Mills per provare il repertorio in vista dell’imminente tournée americana: la prima, dopo tre anni di assenza.
Sono le 13 e 45 quando il suo assistente Benji Le Fevre va a svegliare il batterista John Bonham. Lo hanno soprannominato The Beast, la bestia, per i comportamenti animaleschi e perennemente sopra le righe. LeFevre lo trova ancora a letto. John, però, presenta un colorito bluastro. E, soprattutto, non risponde, non ha polso.
È morto, a soli 32 anni. Nessuno, per ora, sa cosa sia successo di preciso.
È evidente, però, che la morte deve avere a che fare coi bagordi del giorno precedente. Bonham non si fa più di eroina, ma beve in modo spropositato. Si dice sia particolarmente preoccupato per il tour imminente: il precedente è tutt’altro che brillante e per di più il batterista ha alcuni pendenti giudiziari negli Stati Uniti. Assume perciò un farmaco chiamato Motival: è un antidepressivo che gli serve a ridurre l’ansia.
Inoltre, nel corso della giornata, ha mangiato pochissimo e bevuto vodka come una spugna. Verso le 23 si è addormentato su un divano. Dopo mezzanotte è stati trascinato di peso sul suo letto da Rick Hobbs, un aiutante di Page, che l’ha coricato su un fianco. Non è un particolare irrilevante: facendo così, nel caso di una crisi di vomito in quello stato di semicoscienza il batterista non avrebbe rischiato di soffocare.
Eppure è esattamente quello che è accaduto a una certa ora del mattino. Lo ha stabilito il coroner dell’East Berkshire cui viene affidato il compito di scoprire la causa del decesso: il musicista è morto d’asfissia, soffocato dal suo stesso vomito, dopo una overdose di alcol.
Non tutti, però, ci credono: prende sempre più credito l’ipotesi di strane pratiche di magia nera praticate da Jimmy Page, un fanatico del satanista Aleister Crowley, che sembra abbiano gettato una sorta di maledizione sui Led Zeppelin. E di cui “la bestia” è solo l’ultima vittima.
Aggiungi Commento