Oggi arriviamo a Erfurt con netto anticipo, alle 10 circa. Per non stare troppo in mezzo ai piedi decidiamo di fare un giro in attesa delle 13: l’orario ufficiale del load-in del palco.
Lo Stadtgarten è un vecchio centro sociale riabilitato a live club. Una grande sala in legno (capienza circa 1000, fra i più piccoli del tour) e dei corridoi al secondo piano che conducono ai backstage. Scarichiamo tutto e prepariamo le nostre cose nella sala, pronti per salirle.
L’atmosfera sembra diversa dal solito, c’è un po’ di caos nello staff tecnico resident.
Tutto si chiarisce quando è il nostro turno per il soundcheck e tutto procede molto lentamente, cattivo segnale. Dopo un bel po’ di tempo riusciamo a cablare tutto ma iniziano i problemi tecnici (del locale/service resident): alcune mandate non andavano, linee monitor problematiche, xlr difettosi e un fonico che ci è sembrato piuttosto confuso.
Dopo numerosissime peripezie capiamo che la situazione non può essere molto meglio di quella che è (neanche sufficiente) e la prendiamo a ridere (si fa per dire). Ho già usato l’espressione “the show must go on” ed è con questo spirito che affrontiamo alle 20:40 i circa 500 presenti nella venue.
Il concerto va bene, tutto fila liscio e tutto sommato, viste le previsioni, sarebbe potuta andare molto, ma molto peggio.
Si pensa sempre che a questi livelli sia tutto perfetto e fantastico, che la probabilità di incorrere in questi problemi sia infinitamente bassa e invece sto sperimentando sulla mia pelle che non è così.
Nonostante le venue molto grandi, può capitare comunque qualsiasi cosa ed è giusto che ci sia lo spirito per affrontarle e considerarle come momento di crescita. Riflessione che ovviamente si fa al mattino dopo, perché in quel momento, chiaramente, non vi dico cosa volava per la stanza.
Siamo un po’ stanchi e ci rimettiamo subito verso Eindhoven, non è il tour diary della giornata perfetta…
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