La notte a Southampton è stata vagamente rigenerante, l’abbiamo passata in un B&B non distante dalla venue. Siamo quasi tutti abbastanza malaticci, in particolare io e Federica così un po’ di riposo ci farà strabene prima dell’ultima tappa.
Le sensazioni della sera prima sono differenti: da una parte c’è Giacomo che vuole tornare a casa, alla sua routine, alle sue persone care, al suo cibo, dall’altra il Giacomo che già assapora l’amarezza della fine di qualcosa di grandioso come lo è suonare ogni sera in location di questo calibro.
Come ho scritto qualche altra volta il giusto compromesso è difficile da trovare in situazioni come queste, perchè tante sono sia le energie spese, tanta è la voglia di fare bene ma tanta è la stanchezza.
Comunque, come mio solito, prendo sonno in un attimo e mi sveglio abbastanza riposato, seppur con una tosse infernale. Mi doccio, io come tutti ed usciamo alle 10 circa dal B&B. Per Londra sono circa 2h30m, come sempre meglio considerare un po’ di bonus time. Il viaggio va liscio come l’olio, interrotto solo da una colazione in un autogrill.
Arriviamo al KOKO puntualissimi (potevamo sgarrare proprio l’ultima data?), l’emozione è tanta perchè la location è storica, ci sono già molte persone in fila e, dal lato backstage già lo staff pronto a scaricare il furgone da una porta che dà direttamente sul palco.
Nel mentre chiamo Patrizio Tamborriello, un mio caro amico, fonico, che da un paio d’anni si è trasferito e lavora stabilmente a Londra. Per l’ultima data volevamo andare sul sicuro ed avere una persona di fiducia così l’ho sentito e lui ha prontamente risposto. Ci becchiamo subito ed è sempre un piacere. Non che siamo mai stati amici d’infanzia con Pat, ma la stima reciproca è tanta e sono molto contento di averlo con noi.
La venue manager ci introduce, all’ultimo piano del labirintico Koko, al production manager, che ci saluta, si dimostra felice di vederci e simpaticamente ci dice “You’re the main support for The Rasmus, so you’re gonna stay next to me” e ci apre la porta di un camerino tutto sommato niente male. Birrette e acqua ci accolgono, ma noi, dopo aver salutato, scendiamo giù a goderci lo spettacolo della sala. Bellissima. Un ex-teatro dove oggi si svolgono concerti, serate disco e molti eventi. Un posto magico.
Usciamo a bere un caffè con Pat, Finch e Mauro. In verità ci infiliamo anche un panino col pollo fritto, ma questa è un’altra storia… Torniamo alla venue, il tempo oggi scorre velocissimo, sono già le 15. I The Rasmsus stanno finendo il check.
È strano come, considerando che sia l’ultima data, sia sempre tutto uguale ai giorni precedenti, in piena professionalità e rispetto del lavoro. Io, due “minchiate” in più le avrei sparate però!
Anche la nostra ora di check sarebbe stata dalle 16 alle 17, gli headliner finiscono prima e ci invitano a sfruttare il tempo che loro non utilizzano. Così iniziamo a montare tutto, conosciamo Isabella, un’altra italiana che lavora come fonico di palco al Koko. Siamo circondati da italiani per la fonia, ottimo.
Montiamo tutto e con Patrizio in regia facciamo un soundcheck accuratissimo, curando davvero tutto in maniera minuziosa. Patrizio non aveva mai lavorato con la band ma è stato attentissimo a tutto.
L’ascolto è ottimo ed inizia a salire un po’ di emozione.
Tra la fine del check ed il live oggi passano solo due ore. Le spendiamo chiacchierando, rilassandoci e, almeno io, iniziando mentalmente a non cedere alla tentazione di rilassarsi troppo. È una data troppo importante. Ci cambiamo e conosciamo Luca Viola, ennesimo italiano! Fotografo trapiantato a Londra, che è venuto a fotografare l’evento e ci ha regalato degli scatti bellissimi anche nel backstage.
Siamo pronti, scendiamo verso il palco. L’emozione è davvero tanta. Il Koko è sold out.
Parte l’intro, con le luci spente, il locale è illuminato solo dalle luci di emergenza e qualche cellulare. Saliamo sul palco, Finch dà il 4 e lo spettacolo davanti a noi è splendido. Tantissime persone, tutte prese benissimo nei nostri confronti. Oggi il live fila davvero via in 10 secondi, davvero. C’è stata un’energia splendida sul palco, quasi proprio a giusta conclusione di questo grande tour.
Gli ascolti sono rimasti ottimi e l’audio fuori era stupendo.
Che dire, alla fine, l’inchino per 3 volte di seguito e quelle stesse sensazioni descritte all’inizio salgono entrambe, contemporaneamente, come un groppo in gola. Il tour è finito. Smontare è una volta, stasera è tutto super veloce.
Torniamo nel camerino e siamo molto felici. Abbiamo tenuto botta ogni sera e nell’ultima data siamo riusciti, dopo 40 giorni, a dare ancora un pizzico di più. Questo è splendido.
Andiamo al merchandising alla fine del concerto dei The Rasmus e riceviamo i davvero numerosissimi fan. Uno, in particolare, che si è fatto 2 date solo per noi! Che cosa splendida è?
Vabbè, il tempo è finito, è ora di “raccogliere i cocci”, facciamo un po’ di party con i The Rasmus, li salutiamo, beviamo qualcosa insieme e tutti ci ringraziano per essere stati la main opening che tutti vorrebbero. Il Tour Manager anche si complimenta per la gestione perfetta di tutti i momenti, di tutti gli spazi e del nostro ruolo.
Il batterista mi dirà una cosa splendida che però non mi sento di scrivere per non apparire presuntuoso. La tengo custodita in me e nelle persone più strette.
Siamo fuori dal Koko, è ora di ripartire. Ci mettiamo nel van e, sorpresina! Il nostro caro Ducato non parte. Momenti di panico, incredulità (mai un problema nei nostri 30.000km), perchè proprio ora? Siamo anche a lato del locale, vicino ad un incrocio, in un posto in cui non si può sostare, è venerdì sera e ci sono migliaia di persone che passano! Non qui!
L’unica cosa che ci viene in mente è chiamare, anche se il rumore non lasciava presagire la morte della batteria, un tizio, tale “Jump Start” che faceva ripartire le auto 24h/24.
Ecco, a Londra, puoi anche permetterti di farti fermare la macchina. Morale della favola, tra tutto circa 2h di attesa in un freddo atomico per risolvere tutto in 18 secondi con il macchinario del tipo che intasca le sue 80£ e se ne va.
Lo ringraziamo perchè ci ha davvero salvato.
Trarrò molti bilanci nei prossimi giorni. Magari li condividerò anche con voi sulle pagine di MusicOff che mi ha concesso, come sempre, questo splendido spazio.
Per adesso antibiotico e lavorare. Ho tante cose che mi frullano in testa.
Una cosa sola volevo dirvi: è stato bellissimo.
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