Quarta data del nostro Tour Diary, eccoci a Dresda! Arriviamo di prima mattina, questa notte siamo stati in Hotel, poco fuori Dresda, un albergo carino e “sicuro” e siamo riposati.
Arriviamo intorno alle 11 nella venue, Alter Schlachthof, e scarichiamo, con il consueto aiuto dello staff resident, il furgone. Il locale ha avuto qualche problema di comunicazione con la scheda tecnica, c’è qualche problema inerente al personale di cui avevamo bisogno ma si risolve tutto in 10 minuti.
Io e Finch andiamo a comprare un po’ di cose in un supermercato, d’altronde fino alle 16 siamo liberi. Prima di uscire però prepariamo ad un lato del floor la nostra strumentazione per il carico, aprendo l’apribile, in modo da essere prontissimi alle 16, l’orario del nostro check.
Oggi il palco è più piccolo del solito quindi saremo un filo più compressi e questo sarà un piccolo problema per il cambio palco dopo il live, poiché avremo davvero poco spazio per far uscire dalla quinta la nostra strumentazione,
Il check fila abbastanza liscio, piuttosto nella norma. Fino al momento in cui finisce e dobbiamo scendere dal palco….
Mi metto la giacca, prendo la chitarra per portarla nel backstage (devo cambiare le corde con le fidate D’Addario NYXL1149) e, magia! Il mi cantino finisce, davvero non mi spiego come, nella zip della cerniera della giacca! Provo, con l’aiuto di Simone a tirarla fuori, ma nulla, è entrata nella zip e non c’è modo di farla uscire…
Non è un problema perché avrei dovuto cambiare le corde, quindi prendo la tronchesina e la taglio. Ho imparato che devo limitare il più possibile, o perlomeno starci attento, l’indossare indumenti con la zip aperta e “vagante”. Se fosse successo andando allo stage prima del live sarebbe stato un vero problema.
Risolvo questa cosa, salgo su e cambio le corde.
Siamo tranquilli ed andiamo a cena, la zona catering ci aspetta! Io ordino un petto d’anatra con patate al forno, buonissimo!
Torniamo e dopo un po’ di relax personale iniziamo a prepararci per il live, sia fisicamente (cambiandoci) che psicologicamente.
Il percorso per lo stage è molto lungo (lo vedrete nel video), quindi ci avviamo 7 minuti prima dell’orario di fine della prima band di apertura (gli Overlapse) per essere sicuri di arrivare in tempo. Sempre meglio prendersi qualche minuto in più ed essere tranquilli.
Si spengono le luci, Finch, nascosto dietro la batteria, fa partire l’intro. Io dovrei già averlo negli in-ear, ma non sento nulla. Penso che il fonico aprirà le mandate monitor appena saliti sul palco (cosa comunque desueta, perché l’inizio del concerto è l’intro) ed invece no.
Salgo sul palco e ho gli in-ear completamente muti. Non arriva nulla alla centralina.
Il primo brano, “Ocean“, inizia solo con la mia chitarra e la batteria di Finch. Gli in-ear, sempre i soliti Audio Technica E70, sono molto isolanti (chiaramente) e quindi sento pochissimo lo stage. Spero che il fonico faccia il miracolo e invece nulla. In modo rocambolesco, a brano iniziato con io che batto il tempo guardando il charleston di Finch, mi tolgo una cuffia (quella sinistra, che dava verso la batteria) e suono. Salvo!
Alla prima mia pausa disponibile (8 misure in cui non suono), faccio cenno al fonico indicandogli le mie cuffie e facendo segno con le mani “NULLA”.
Lui inizia a “smanettare” e finalmente arriva qualcosa, ma chiaramente non quello che aveva al check. Provo a resistere un po’, ma l’ascolto è veramente difficile, ronza, fruscio, canali che vanno in mute all’improvviso. Non ho idea di cosa sia successo ma decido che la cosa migliore sia continuare la performance togliendo gli in-ear ed è così che sono costretto a fare, non con il massimo comfort, poiché, ovviamente, non avevo la spia.
Con un po’ d’esperienza (trovare lo spot migliore per avere un minimo di ascolto degli altri) il concerto va benissimo e non ci sono ripercussioni sul playing. Una bella prova.
Finisce il concerto, andiamo a mangiare qualcosina e trovo seduto il fonico di fronte a me. Il desiderio di urlargli contro è fortissimo, ma può capitare. Cerco di rilassarmi e lo guardo sereno mentre mangia la sua insalata russa.
Ci rilassiamo nel backstage e, per ultimi oggi, dopo una riunione tecnica fra di noi, carichiamo il furgone e partiamo alla volta di Erfurt.
Morale della favola? The show must go on!
Aggiungi Commento