Siamo alla fase finale di questo excursus in tre puntate per parlare di un patrimonio nazionale al quale possiamo accedere in diversi modi, la Discoteca di Stato.
Infatti il servizio di ascolto-visione è, ovviamente, gratuito ed è rivolto a tutti i cittadini che si registrano presso l’Istituto, prenotando in sede, per telefono o tramite e-mail, fino a cinque documenti per ogni sessione di ascolto, della durata massima di due ore.
Per i documenti digitalizzati che rappresentano gran parte del catalogo, si può effettuare anche senza prenotazione presso la sede negli orari prestabiliti, salvo disponibilità delle cabine multimediali insonorizzate, sia per fruizioni individuali che pluriutenza.
È possibile, previa autorizzazione del Direttore dell’Istituto e nel rispetto delle vigenti norme sul diritto d’autore, richiedere la duplicazione dei documenti audiovisivi.
Il servizio è gratuito per richieste di Istituti Pubblici per scopi didattici, educativi, culturali e senza fini di lucro. Mentre è a pagamento per richieste di Istituti Privati per scopi didattici, educativi, culturali senza fini di lucro o richieste di Utenti Privati per scopi personali, senza fini di lucro e che non comportino diffusione in pubblico sono effettuabili esclusivamente per il materiale fuori commercio, per altre utilizzazioni è presente un tariffario dettagliato.
La fase di grande rivoluzione/evoluzione dovute alle tecnologie legate al download e alla fruizione istantanea e all’assenza di un supporto per l’industria audio (è notizia recente la chiusura dello storico stabilimento CD Sony e la probabile chiusura entro il 2025 della produzione anche di aziende terze, nonostante un fatturato che si attesta tuttora intorno ai 40.000.000€) degli ultimi anni ho portato una grande confusione. Stabilire le linee gestionali dell’Istituto Centrale per i Beni Sonori ed Audiovisivi è stata la grande sfida che ha dovuto affrontare Massimo Pistacchi, Direttore dell’Istituto dal 2004.
Questa sfida ha richiesto a Pistacchi molte energie e tempo sia per risolvere i problemi di gestione ordinaria che per mantenere l’Istituto al passo coi tempi, portando a termine diverse iniziative fra le quali spicca l’immane lavoro per la realizzazione del portale della canzone italiana www.canzoneitaliana.it
Il portale in sette lingue rappresenta il numero zero di un prodotto che nel tempo sarà arricchito e completato con nuove canzoni e quattro playlist al mese, aperte al contributo di importanti artisti.
Diviso in quattro grandi aree 1900-1950, 1950-2000, Tradizioni popolari e Contributi speciali, il Portale della Canzone Italiana mette a disposizione per lo streaming gratuito i brani provenienti dagli archivi dell’Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi corredati dalle schede degli storici musicali che hanno selezionato e contestualizzato decine di playlist tematiche.
Una testimonianza completa del patrimonio musicale italiano, noto per la sua unicità in tutto il mondo, una vera e propria enciclopedia sonora, una bandiera musicale e, soprattutto, un ulteriore preziosissimo elemento per raccontare e promuovere l’Italia all’estero. Con la messa on line del Portale nascono anche i profili social della Canzone Italia, dove ogni giorno saranno raccontate e valorizzare le storie del patrimonio musicale italiane, con i contributi di artisti e contenuti inediti.
I social della #canzoneitaliana saranno Facebook (@canzoneITA), Instagram (@canzoneitaliana) e Twitter (@canzoneITA).
Durante la cerimonia di inaugurazione Massimo Pistacchi ha snocciolato una parte della sua enorme cultura specifica, con diversi aneddoti come “la prima star della nostra canzone è Caruso che nel 1902 si fece pagare non poco per incidere 10 opere d’aria con cui conquisterà il mondo” e “nel portale oltre trovare, per esempio, tutte le citazioni in romanesco dei successi di Claudio Villa o sondare gli incroci artistici tra Mogol e Bob Dylan“.
Oltre questi brevi aneddoti citiamo le affermazione culturali e istituzionali di Pistacchi “…abbiamo recuperato molto materiale dalle tradizioni popolari, brani frutto delle ricerche degli anni ’60 che rischiavamo andasse perso per sempre, ma che appartengono a un’Italia che ballava e cantava […]grazie all’inattesa collaborazione con Spotify (ma Pistacchi afferma che sta lavorando alacremente a collaborare con tutti i fornitori di servizi online n.d.r.) si possono ascoltare gratuitamente i brani della seconda metà del Novecento“.
Cosa augurare a Pistacchi se non di continuare a seminare bene in questi ultimi mesi di dirigenza (sta per andare in pensione nonostante sia ancora pienamente efficiente e presente in tutte le attività dell’Istituto) e di formare un successore che immetta in questo lavoro lo stesso impegno e la stessa autorevolezza?
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