L’ansia del susseguirsi delle giornate, il divieto di uscire, la paura del contagio. Diciamocelo, son cambiate profondamente le relazioni interpersonali nel tessuto sociale a causa del lockdown.
Nel bene o nel male ci è venuta in soccorso la tecnologia, che da una parte ha riunito tutti, seppur in persistente lontananza, dall’altra ha posto un palco (e un sipario) virtuale nel rapporto tra le persone.
È cambiata anche la musica, o meglio, essa ha seguito il flusso del cambiamento mondiale. Tutto si è fermato. Dai mezzi di trasporto a intere industrie. Ma la musica, almeno la sua produzione, in qualche modo è andata avanti.
Dall’altro capo del fiume la situazione live purtroppo è ancora molto in bilico. Poiché la maggior parte dei grandi concerti e festival sono stati rimandati all’anno prossimo in vista di un miglioramento della situazione generale. Si contano perdite immani in termini economici di tutto l’entourage dello spettacolo.
Gli organizzatori di alcune iniziative, come “Heart Living Room Concert” lo scorso 29 Marzo, hanno continuato a mandare avanti gli spettacoli, proponendo un susseguirsi di esibizioni live home edition, da Elton John a Arianna Grande, a scopo benefico in supporto dei medici e infermieri in campo contro il Covid-19.
Come afferma il fondatore degli AfterHours, Manuel Agnelli, in una recente intervista durante la protesta dei lavoratori dello spettacolo svoltasi in Piazza Duomo a Milano:
“Un futuro senza musica non si rischia. Non è da ieri che la musica viene sottostimata, sia a livello di PIL economico, sia di importanza sociale del nostro territorio“.
Un flash mob organizzato durante la festa della musica, un silenzio per affermare i propri diritti sotto una unica domanda: come sarebbe la nostra vita se non ci fosse la musica, senza un àncora per i nostri ricordi?
Anche il cosiddetto “consumo della musica” è cambiato, non essendoci al momento più occasioni per ascoltare i nuovi brani direttamente sul palco. Sono aumentati gli utenti che hanno acquistato i ticket per accedere a concerti privati in streaming, comodamente seduti sul divano di casa propria.
Certo, durante il lockdown molti italiani non hanno visto occasione migliore per riunirsi sotto un’unica bandiera cantando dai balconi “Ma il cielo è sempre più blu’’ oppure suonando composizioni del maestro Ennio Morricone, la cui scomparsa è avvenuta fatalmente pochi mesi dopo.
Una delle band che non si è fermata nonostante tutto sono i Rolling Stones che hanno pubblicato un brano interamente eseguito tra le quattro mura di casa, “Living in a Ghost Town”, che racconta la desolazione delle città e delle sue metropoli.
Anche il fondatore dei R.E.M., Michael Stipe, ha pubblicato il singolo “No Time for Love Like Now”. Anche i TOTO si sono aggiunti alla kermesse delle registrazioni live in casa, pubblicando alcuni brani tra cui “Africa” sul web.
Spostandoci sul campo del Blues, non possiamo non parlare di Spirit Rising, l’album del chitarrista Philip Sayce, rilasciato il 24 aprile, un bel coacervo di sound, tra fuzzy instrumental nel brano “Warning Shot” e voci femminili in backing nel brano “Oh My”.
La pandemia ha rimandato l’uscita dell’album Whoosh dei Deep Purple con 2 mesi di ritardo, ma non ha fermato il loro grande ritorno, dopo l’ultima pubblicazione che risale al 2017 con Infinite, che doveva essere l’ultimo album della loro lunghissima carriera, annunciato tramite il loro tour d’addio. Per fortuna dei fans, non è stato così…
Anche il paroliere Bob Dylan ha pubblicato il suo 39° album in studio Rough and Rowdy Ways nei mesi scorsi, lasciando come sempre un importante impronta del suo passaggio. In particolare “False Prophet”, un brano con chiari riferimenti allo stile Blues e con un significato per niente banale, con riferimenti altissimi allo zen e alla spiritualita’, citando anche Martin Luther King.
Il noto musicista Neil Young recentemente ha pubblicato un nuovo album Homegrown in cui compare il brano “Shut it Down” che riprende, come il video ufficiale mostra, tutti gli avvenimenti principali avvenuti durante questa pandemia.
Sta avvenendo un cambiamento del modo di seguire la musica. Cosi la musica assume una forma sempre più intima e introspettiva, partendo dalla registrazione in casa per entrare nelle case delle persone.
Così come il suono essendo un’onda ha bisogno di propagarsi nell’aria, così anche la musica ha bisogno del suo mezzo per diffondersi ossia il “corpo” fatto dal pubblico, dagli ascoltatori. Senza di esso lo stesso concetto sui cui essa si fonda, ossia l’unione, crollerebbe. Insomma la musica è la sintesi del binomio omogeneo e indistricabile suono-ascolto. Essa è quando un suono si scontra con un altro come le onde del mare si incontrano l’una con l’altra per formare altre onde.
La musica segue il flusso del tempo. È nel tempo e nella storia. Ha bisogno di vivere e di essere vissuta.
Una situazione abbastanza simile ai giorni nostri si creò ai tempi della pandemia della Spagnola nel 1918, quando Louis Armstrong, il noto trombettista, si ritrovò a New Orleans nelle stesse condizioni d’oggi: un’ondata di vittime, distanziamento sociale, nessun lavoro e restrizioni da parte del governo.
Appena diciassettenne, si diede all’assistenza ai malati del suo quartiere, fortunatamente non contrasse mai la malattia, a dir suo perché si manteneva in allenamento praticando attività fisica settimanale, come racconta lui stesso nella sua autobiografia (oggi invece siamo invece ben consci della “fortuna” che ebbe, NdR).
Ha vissuto passando per la prima e seconda guerra mondiale, la grande pandemia e tutte le vicessitudini per gli afroamericani dell’epoca restando indenne, se lui ce l’ha fatta anche noi possiamo farcela.
La musica è dinamica, incontro. Un po’ si è sofferto da questo punto di vista per via delle ristrettezze imposte. La musica è anche evoluzione quindi c’è da aspettarsi un cambiamento generale dell’apprezzamento di essa. Molti artisti e musicisti si sono reinventati, creando dei format sui social in modo da intrattenere il proprio pubblico e cercando di non perdere quel feeling con le persone su cui si fonda tutto il sistema.
Insomma il futuro della musica è nelle nostre mani, nonostante tutte le difficoltà dobbiamo continuare a credere in ciò che facciamo, come abbiamo sempre fatto.
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