Parliamo ora un po’ dei musicisti di questo tour. Come già detto nello scorso articolo, alla batteria troviamo Arran Ahmun, musicista dalla lunga esperienza che sostituì niente meno che Steve Gadd nella band di Pino Daniele a cavallo tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90.
La sua batteria è il top di gamma DW a cui si aggiungono i drumpad SPX della Roland e i Rototom che sono obbligatori per il repertorio, basti pensare all’intro di “Time”. Quando Arran non è in tour coi Brit Floyd, viene sostituito dall’eccellente Karl Penney.
Ian Cattel è il bassista e cantante, dà la voce a tutti i pezzi in cui c’è la voce di Roger Waters e anche qualche pezzo in origine intonato da David Gilmour.
Suona un basso Fender fretless e un 5 corde Lakland, quest’ultimo è quello che usa per la maggior parte del concerto.
Il suo segnale passa da un Fractal Axe Effects FX8 per quanto riguarda l’effettistica, dopodiché va in un amplificatore da basso Hartkle con due casse 1×15″ e 4×10″.
L’ascolto avviene comunque in ear monitor, ma l’amplificatore è tenuto suonante sul palco per la percezione “fisica” del suono.
Nello scorso tour Ian ha usato anche uno stick per i brani registrati da Tony Levin (del quale è un enorme fan), ma non è il caso di questo tour.
Damian Darlington è il direttore musicale, chitarra e voce. Suona sia le elettriche che le acustiche, nonché la lap steel. Il suo segnale ha dei passaggi piuttosto complessi: ha un piezo MIDI Roland sulla sua Fender Stratocaster, unica chitarra che usa, perché per alcuni suoni ha bisogno del MIDI che utilizza attraverso un VG88.
Il segnale viene splittato: alcuni suoni vengono creati dal VG88, altri passano dal Fractal Axe Effects IIXL Plus e altri suoni ancora vengono generati dalla unità rack della Boss GT-Pro. Decide lui da quale fonte prelevare il determinato suono al servizio del brano che sta suonando, talvolta miscelandoli tra loro.
Anche le chitarre acustiche utilizzano lo stesso percorso e a seconda della necessità o escono in flat o, solitamente, vengono processate dall’AXE Effects.
Indipendentemente dal suono che utilizza, a me arriva da Damian un Left-Right, quindi una pre-produzione già finita e pronta all’uso LR. Sul palco sono presenti 2 piccole casse attive, per aggiungere un po’ di suono sul palco e avere in caso la possibilità di fare feedback.
Ecco il nome italiano della band: Edoardo Scordo. Edo è l’altro chitarrista della band, il suo sistema è più semplice. Usa solamente il Fractal AXE Effects IIXL Plus e controlla il tutto con la pedaliera dedicata. Elettriche e acustiche passano di lì e anche in questo caso a me arriva un Left-Right. Sul palco, anche per lui, due casse attive per la riproduzione del suo suono.
Passiamo ora al comparto tastiere, comandato da Matt Riddle. Innanzitutto, da tastierista, fatemi dire che Matt è letteralmente incredibile. La sua bravura è davvero merce rara. Lui usa una Nord Stage 2X, che viene utilizzata sia come tastiera normale, sia come master keyboard per controllare il Muse Receptor 4, che gestisce i virtual instrument. Ne abbiamo due unità di cui una è la spare.
Troviamo poi un Nord C2D, che è un emulatore di Hammond doppio manuale, fondamentale per il repertorio. Sopra troviamo una tastiera muta MIDI 4 ottave anch’essa collegata al Muse. Infine, Matt fa anche i cori.
Ora parliamo di un vero e proprio funambolo, quello che definirei il “jolly” della band, Ryan Saranich. Ryan nasce come batterista, ma è molto, molto di più. Solo in questo tour suona (e tutto in maniera eccezionale…): sassofono (baritono, alto e tenore e soprano), percussioni, chitarre acustiche e in due brani in cui il bassista posa lo strumento per cantare suona anche il basso elettrico.
Nei tour di Delicate Sound of Thunder e Pulse, la figura del percussionista è veramente in primo piano, e Ryan compie un lavoro splendido dietro le percussioni.
Siamo infine arrivati alle tre magnifiche coriste: Eva Avila, Jaquie Williams ed Ella Chi. Loro sono presenti adesso nel tour ma il “parco coriste” prevede come presenza costante pure Roberta Freeman, già presente nei tour dei Pink Floyd, Guns ‘n’ Roses e molti altri della scena hard rock di Los Angeles.
Lo spettacolo è interamente dal vivo.
I musicisti hanno un click che serve a coordinare musica e immagini, in quanto tutto lo spettacolo luci e video è sotto timecode. La grande difficoltà è costituita dal tempo mapping, che ha l’andamento dei brani originali. Questo cosa vuol dire? Che non c’è un brano che inizia a 100bpm e finisce a 100 bpm, al tempo i Floyd non ci pensavano neanche a una cosa del genere.
Quindi tutti i brani sono stati mappati in maniera precisa, con tutte le loro variazioni di tempo, cosa che i musicisti sul palco devono seguire. Già questo rende la resa finale del loro spettacolo qualcosa di unico ed estremamente rispettoso delle opere originali.
Per dare i vari tipi di clic utilizziamo un Fostex multitraccia, su cui ci sono anche effetti sonori di circostanza e alcune parti orchestrali impossibili da eseguire per un singolo batterista, ma per il resto non c’è altro. Il 99% dello spettacolo è rigorosamente suonato dai musicisti.
Non ci sono tracce vocali o di altro tipo (specialmente per quello che concerne i cori) a raddoppiare o “fortificare” ciò che viene suonato e cantato, è tutto nelle mani e nelle corde vocali di chi è sul palco.
E ora non ci resta che parlare di quello che faccio io da dietro al banco mixer ma per questo dovrete pazientare fino alla terza e ultima puntata!
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