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Suonare uno strumento ti rende più intelligente

Musica e intelligenza, un rapporto molto più stretto di quello che pensiamo!

Se pensi che suonare uno strumento sia “solo” questione di orecchio e talento, preparati a cambiare idea. Ogni volta che un musicista prende in mano la chitarra, siede al pianoforte o soffia dentro un sax, nel suo cervello parte uno spettacolo pirotecnico degno di Capodanno a Sydney. Non lo dico io: lo dicono i neuroscienziati, che osservando il cervello dei musicisti con strumenti come fMRI e PET hanno scoperto che mentre noi da fuori vediamo solo un tipo concentrato che legge uno spartito, dentro il suo cranio è tutto un festival di neuroni in festa.

Già solo ascoltare musica accende aree cerebrali diverse: analizziamo ritmo, melodia, armonie, smontiamo e rimontiamo i suoni in tempo reale. Ma il vero botto arriva quando passiamo da ascoltatori a musicisti attivi: in quel momento il cervello fa un allenamento completo. Le aree visive, uditive e motorie lavorano insieme a velocità impressionante, e l’intero sistema nervoso entra in modalità “multitasking estremo”.

Suonare uno strumento è una delle poche attività umane capaci di coinvolgere quasi tutto il cervello allo stesso tempo. Non solo coordina movimenti fini usando entrambe le mani (e quindi entrambi gli emisferi), ma combina precisione linguistica e matematica – dominata dall’emisfero sinistro – con la creatività e l’intuizione dell’emisfero destro. Il risultato è che il ponte tra le due metà, il corpo calloso, diventa più robusto e reattivo: i messaggi corrono più veloci e su più strade, migliorando la nostra capacità di risolvere problemi in modo creativo, dentro e fuori dalla musica.

E non è tutto: chi suona sviluppa anche funzioni esecutive più raffinate, cioè la capacità di pianificare, organizzare, prestare attenzione ai dettagli e gestire compiti complessi che richiedono ragionamento e sensibilità emotiva insieme. Anche la memoria cambia marcia: i musicisti immagazzinano e recuperano informazioni più rapidamente, creando più “etichette” per ogni ricordo – concettuali, emotive, sonore, contestuali – un po’ come se il cervello avesse installato un super motore di ricerca interno.

A questo punto ti starai chiedendo: “Ok, ma come si arriva a tutto questo?”. Qui entra in gioco il tema più temuto e allo stesso tempo più sottovalutato di tutti: la pratica. Perché sì, puoi avere talento e orecchio, ma senza allenamento costante il tuo cervello non costruirà mai quella rete supersonica di connessioni.

Ogni volta che ripeti un gesto – dal movimento del plettro al colpo di bacchetta – stai letteralmente rimodellando il tuo cervello. Dentro la sostanza bianca, le fibre nervose sono avvolte da uno strato di grasso chiamato mielina, una specie di “isolante” che fa viaggiare i segnali elettrici più velocemente e senza dispersione. Più pratichi, più strati di mielina aggiungi a quelle vie neurali, trasformandole in vere e proprie autostrade tra cervello e muscoli. Altro che “memoria muscolare”: sono i neuroni a ricordare e ottimizzare.

La quantità di pratica conta, ma ancora di più conta come ti alleni. Non basta passare ore con lo strumento in mano: serve allenamento mirato, intenso e focalizzato. Gli esperti consigliano di eliminare le distrazioni (sì, significa mettere il telefono in modalità aereo), iniziare lentamente per costruire movimenti corretti e aumentare la velocità solo dopo aver consolidato la tecnica.

La ripetizione frequente è la chiave, ma attenzione a non trasformarla in maratone senza senso: anche i professionisti dividono la loro giornata in sessioni più brevi e concentrate, intervallate da pause. Ed ecco il colpo di scena: puoi allenarti anche senza toccare lo strumento. Immaginare vividamente un movimento musicale rafforza comunque i percorsi neurali coinvolti. Esperimenti con musicisti e sportivi hanno dimostrato che la pratica mentale produce miglioramenti simili a quella fisica. Quindi sì, persino mentre sei bloccato in metro puoi “allenarti” a suonare un passaggio difficile… nella tua testa.

In tutto questo, la musica resta qualcosa di unico. Non basta paragonarla a sport, pittura o altre forme d’arte: il suo mix di precisione analitica, creatività, movimento e emozione è diverso da qualsiasi altra attività studiata finora. Non solo cambia il modo in cui il cervello funziona, ma lo trasforma fisicamente, creando connessioni più forti e più numerose.

Quindi la prossima volta che ti senti frustrato davanti a un esercizio che non ti riesce, ricordati che ogni singola ripetizione sta letteralmente scolpendo il tuo cervello. Non stai solo imparando a suonare meglio: stai diventando una versione più veloce, creativa e intelligente di te stesso. E se qualcuno ti chiede perché passi ore con quella chitarra in mano, puoi sempre rispondere: “Non sto suonando… sto costruendo autostrade neurali”.



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