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Solidsteel SS-5 speaker stands

Solidsteel mette solide gambe ai nostri diffusori

Chi possiede dei diffusori Hi Fi da stand sa bene quanto questi ultimi siano fondamentali per la migliore resa sonora possibile. L'italiana Solidsteel ci propone la sua soluzione...

Dopo avervi parlato del rack Hi Fi della serie S5 dell’azienda italiana Solidsteel, mi trovo oggi a “completare” in un certo senso quella recensione esaminando l’altra metà del cielo di ciò che oramai da diversi mesi ha “invaso” felicemente il salotto di casa – con il beneplacito della mia signora, ci mancherebbe – e ha fatto fare un ulteriore salto di qualità al mio impianto Hi Fi.

Chi ha visto le foto nello scorso articolo, già può immaginare di cosa io stia parlando, cioé dei due stand che sorreggono le mie casse. In generale, non solo per me, queste ultime sono tra le componenti Hi Fi più importanti – se non le più importanti – ai fini del godimento sonoro/musicale.

In particolare, i modelli di stand in mio possesso sono denominati SS-5, che fanno parte della serie S di prodotti del marchio abruzzese e che vengono anche denominati come “vintage Hi Fi speaker stands“.
Vedremo tra poco il perchè, ma prima…

Solidsteel SS-5 speaker stand

A cosa serve uno stand e perché farci attenzione?

Esattamente come nello scorso articolo dobbiamo tornare su una questione in particolare: le vibrazioni.
Come l’altra volta premettiamo: ci si fa spesso prendere, nel mondo Hi Fi, da problemi (a volte futili) portati sino alla paranoia, che ci distolgono dal primo e unico fine, cioé ascoltare la musica e godercela in santa pace.
Quindi, iniziamo col dire che ci sono vibrazioni che non solo sono importanti, ma sono assolutamente necessarie: quelle dell’anima, scossa da suoni e melodie dei nostri dischi preferiti.

Abbandonata questa iperbole romantica, ma come abbiamo detto fulcro attorno a cui tutto ruota, per avere il massimo dalla nostra esperienza di ascolto e soprattutto per non vanificare neanche un euro di quanto abbiamo speso per le nostre amate apparecchiature, ebbene… qualche accortezza dovremmo pur prenderla!

Solidsteel SS-5 speaker stand

Parlando di diffusori e stand si torna quindi a parlare di vibrazioni in senso fisico. Senza introdurci troppo nella materia e lasciando perdere tecnologie di funzionamento molto particolari (e solitamente non applicate ai diffusori da stand bensì a sistemi da pavimento), sappiamo che esistono fondamentalmente due filosofie alternative seguite da chi produce un paio di casse:

  • rendere il mobile del diffusore il più fermo e inerte possibile, con sistemi strutturali vari, peso del sistema e altro, il tutto appunto per annullare qualsiasi vibrazione nociva agli altoparlanti e quindi al suono finale;
  • costruire un mobile relativamente leggero nel quale le pareti sono “accordate” (come uno strumento musicale) a determinate frequenze in modo che ciò che succede all’interno non sia dannoso, ma anzi vada d’amore e d’accordo con quanto trasmesso nell’ambiente di ascolto.

Ora, si può pensare che siano casi totalmente all’opposto – e lo sono per molti versi – pur tuttavia il secondo caso non presuppone che gli altoparlanti (tweeter, medi, woofer, a due o tre vie o più, e altre tipologie come concentrici ecc.) siano comunque disturbati dalle vibrazioni, accordate o meno che siano.
Le membrane e tutto ciò che è in movimento deve comunque restare al riparo da influssi non desiderati.

Questo per quello che succede dentro un diffusore. Poi c’è “tutto il mondo fuori”. Cioè l’interazione con l’ambiente esterno, prima di tutto con il pavimento della nostra sala d’ascolto, che in un modo o nell’altro parteciperà alla trasmissione di energia e come le leggi della fisica ci insegnano (nonché vecchi spot televisivi anni ’80) “nulla si distrugge, tutto si trasforma“.

Una cassa poggiata su uno stand e questo che poggia sul pavimento finiscono quindi per formare un sistema unico, anche se provate a disaccoppiare il più possibile gli uni dagli altri, a meno che non trovate un modo per far levitare nel vuoto un diffusore in una posizione stabile e regolabile (nel caso fate un fischio, mettiamo noi i soldi del brevetto o perlomeno organizziamo uno spettacolo di illusionismo!).

In questo sistema lo stand non può essere scelto a caso o solo per arredamento, perché un diffusore abbinato allo stand sbagliato può letteralmente diventarne vittima e calare anche di molto le sue prestazioni.

Quali sono i fattori in gioco nella scelta di uno stand

Ci sono alcune regole, vorrei dire semplici ma tanto semplici non sono, o perlomeno, lo sono fino a un certo punto.
Iniziamo dal facile, l’altezza dello stand e quindi anche del diffusore. Come vi ho spiegato nel dettagliato articolo su come posizionare i diffusori in un impianto Hi Fi, le vostre orecchie devono necessariamente stare all’altezza del tweeter.
Mi sembra abbastanza chiaro il perché, visto che quest’ultimo ha il compito di diffondere le alte frequenze, quelle più direzionali e che danno “vitalità” all’ascolto, basti pensare alle voci dei/delle cantanti.

Quindi lo stand dovrà essere calcolato in maniera precisa in quanto ad altezza, tenendo conto di quella delle casse in relazione al vostro punto d’ascolto e all’altezza delle vostre orecchie quando siete nello “sweet spot” (vedi sempre articolo linkato sopra).

Solidsteel SS-5 speaker stand

Questa era la parte facile, ecco che adesso arrivano le scelte complicate: materiale dello stand, sistemi di accoppiamento e disaccoppiamento, punte o non punte, leggero o pesante, gambe riempite o non riempite, base aperta o meno…
Ci vorrebbe un manuale di istruzioni piuttosto voluminoso per spiegare tutto, ma questo articolo non è un tutorial, è una recensione, quindi passiamo ai nostri bei Solidsteel SS-5, esaminando i quali toccherò comunque ognuno di questi argomenti.

Solidsteel SS-5, simpatici ed efficaci tripodi

Non potevo farmi scappare la citazione dei “tripodi” da La guerra dei Mondi e poi devo dire che l’effetto estetico sotto i miei diffusori, per la precisione una coppia di Harbeth C7ES3, è davvero singolare, a volte mi sembra che debbano prendere vita e mettersi a camminare per il salotto.
Per fortuna, rispeto ai suddetti alieni questi SS-5 sono molto più amichevoli e se c’è una caratteristica da attribuirgli, sicuramente una è la loro stabilità e fermezza.

Come vi ho detto sopra, fanno parte della serie SS, cioé quella più performante del catalogo Solidsteel e dedicata a tipologie di diffusori di tradizione anche vintage (progetti BBC et similia), mentre per chi ha esigenze diverse da quanto offerto dalla SS ricordiamo che esiste anche la NS Series.
Gli SS sono disponibili in vari modelli, a seconda dell’altezza necessaria ai propri speaker. Parliamo quindi di:

  • SS-5, 525mm di altezza, quelli di questa prova e adatti per casse in stile BBC LS5/8 e LS5/9, nonché tipo JBL L100 Classic
  • SS-6, 625mm di altezza, adatti a tipologie come BBC LS3/5A ed LS5/9, KEF R3, KEF LS50, B&W 803 D3, Brigadier MU2
  • SS-7, 725mm di altezza, adatti anch’essi ai modelli visti per le SS-6, dipende dalla vostra posizione di ascolto e dallo specifico diffusore
Solidsteel SS-5 speaker stand

Torniamo per un attimo a parlare della configurazione “tripode”. Se, difatti, la scelta delle tre gambe al posto delle classiche quattro di tanti altri stand può sembrare a un occhio distratto meno “sicura”, in realtà non è affatto così!
Chiunque abbia conoscenze di Hi Fi sa benissimo che anche ai fini dell’equilibrio la soluzione 2+1 (due appoggi davanti e uno posteriore centrale) è assolutamente adeguata, se non preferibile.
In più ricordiamoci che parliamo di stand e di lotta alle vibrazioni e, beh, io sono della filosofia – magari contestabile, ognuno ha la sua opinione – che meno roba c’è… meno roba vibra… (less is more)

Esteticamente sono tra le migliori espressioni di design che mi sia capitato di vedere, alleggeriscono tantissimo l’impatto visivo, non avremo più una sorta di “colonne” squadrate in mezzo alla stanza, ma un paio di strutture assai più snelle (personalmente non c’è confronto rispetto agli stand da me precedentemente posseduti, il salotto “respira” assai meglio visivamente).

Le scelte tecnologiche e di materiali

Mi piace innanzitutto ricordare che queste serie sono figlie dell’evoluzione tecnologica portata avanti dalla famiglia Conti (prima padre, ora figlio) e il loro staff.
Innanzitutto, si tratta di stand solidi e leggeri, anche nel caso che decideste di riempire parzialmente o del tutto (ne parleremo dopo) le tre gambe. Questa unione di lodevoli qualità è possibile grazie alla scelta dei materiali, a partire dall’acciaio inossidabile.
Ma attenzione, non si tratta certo di tre gambe e una base, quello “lo fa anche il mio falegname” per citare la battuta di un famoso film…

Solidsteel SS-5 speaker stand

Partiamo dal fatto che sono assemblati attraverso un processo di saldatura in ottone, sapientemente eseguito da mani molto esperte. Il che si vede nelle minime finiture, assolutamente ben realizzate.
Gli stand sono disponibili in colorazione nera o bianca, ma per chi ama lo stile “industrial” si può optare anche per una finitura “raw“, cioé grezza, molto Rock per certi versi, sempre che si coniughi al resto del vostro arredamento.
Le vernici usate non sono scelte a caso, ma sono quelle apposite anti-risonanza.

Solidsteel SS-5 speaker stand

I tre tubolari terminano con tre punte in acciaio inossidabile removibili e, cosa più importante, regolabili in altezza.
Questo torna utile se il vostro pavimento presenta dei punti lievemente differenti in altezza (cosa che accade spesso con parquet o laminato), diversità praticamente invisibili ad occhio nudo ma che si rivelano quando installi apparati di questo tipo.
Regolando le punte si può rimettere il diffusore perfettamente in bolla, così come deve essere, su entrambi i suoi assi paralleli al pavimento.

Solidsteel SS-5 speaker stand

Chiaramente, se preferite prevenire eventuali rigature o addirittura fori (nel legno) sul vostro amato pavimento di casa, sono disponibili (opzionali) delle sottopunte dello stesso metallo, piene e solide, ben superiori a quanto io avessi già in casa e con un design assai discreto (alcune sottopunte a volte sanno davvero guastare l’impatto visivo).

Solidsteel SS-5 speaker stand

Salendo verso l’alto – verso le casse – troviamo innanzitutto il metodo di disaccoppiamento tra telaio e ripiano, ottenuto attraverso tre cuscinetti a sfera in acciaio di alta precisione.
Sopra tali cuscinetti ha infine posto il top plate, che misura 190x190mm ed è in MDF, materiale spesso scelto nel mondo dell’audio per le sue qualità di bassa risonanza. Il ripiano è intercambiabile eventualmente servisse una diversa misura per avere così la maggior compatibilità possibile con vari tipi di diffusore.

Solidsteel SS-5 speaker stand

Con il semplice uso di Patafix (fornito) si fissa saldamente il diffusore al ripiano, una soluzione che ci permette di smontare il tutto facilmente e senza danni. Data la sua capacità di “schiacciarsi” tra diffusore e ripiano, lascia un filo d’aria quasi invisibile e la sua influenza sul suono è praticamente nulla.

Semplicissimi da montare

Come nel caso del rack S-5, anche in questo caso la semplicità di montaggio è davvero a prova di incapace.
Tutto viene fornito con una grande precisione di packaging, in modo da avere ogni pezzo sottomano in maniera ordinata senza dover rovistare in buste piene di minutaglie.
Se siete abbastanza perspicaci, in meno di mezz’ora avrete montato entrambi gli stand, in ogni caso il buon Gaetano Conti come al solito ci offre un utile video dove poter vedere passo passo il montaggio. Basta fare come lui, niente di più facile!

Un pelino di attenzione dovrete metterla nell’ultimissimo passaggio, quando metterete i vostri diffusori sugli stand.
Come dicevamo sopra, questi hanno il grip assicurato da 4+4 palline di Patafix (in dotazione), gommini fissatutto perfetti per far aderire due superfici senza lasciare alcun tipo di segno anche dopo molto tempo dalla loro applicazione. Se dopo mesi o anni andremo a rimuovere i diffusori dagli stand, il patafix verrà via senza danni.
Anche se può sembrare “piccolo” il plate rispetto ad esempio a diffusori come i miei non spaventatevi, posso assicurare che con il Patafix è impossibile che la cassa si muova, anche urtandola accidentalmente (ma neanche se provate a muoverla con le mani).

Solidsteel SS-5 speaker stand

L’attenzione che dovrete porre in questa fase è quella di mettere i diffusori perfettamente paralleli al top plate dello stand e chiaramente entrambi allo stesso modo (io preferisco non mettere il plate proprio al centro della base del diffusore, ma lievemente avanzato visto che il peso maggiore della cassa è solitamente in corrispondenza degli altoparlanti frontali).

Gli stand… suonano?

Ho già iniziato un capitolo di uno scorso articolo così. La risposta è sempre la stessa, no. Certo che non “suonano”.
Però attenzione, come ogni singolo componente, uno stand sbagliato o mal progettato o mal settato, può diventare un collo di bottiglia.
Se l’energia generata dal diffusore che vi si poggia sopra, al di là dei discorsi sul posizionamento, non viene adeguatamente “dissipata” in un certo senso, eliminando ciò che non è utile al suo corretto funzionamento, questa può letteralmente ritorcersi contro il diffusore stesso.
E, indovinate un po’, contro la piacevolezza del nostro ascolto musicale.

Se i sistemi di accoppiamento e/o disaccoppiamento tra diffusore, stand e pavimento non lavorano in perfetta sinergia, andrà a crearsi una sorta di effetto “casuale” delle interazioni (a seconda dell’incisione che stiamo ascoltando) che si tradurrà in bassi slegati e rimbombanti, riflessioni non volute, poca capacità di generare “punch” e una certa fangosità nelle medie e alte frequenze.
Il tutto, da un lato può creare noie immediate e specifiche (un basso lungo e confuso non piace a nessuno), dall’altro compromette moltissimo il ricreare una corretta e ben definita scena sonora, che in fondo è la prima missione di un buon impianto Hi Fi.

Volente o nolente i diffusori sono i protagonisti in questo contesto (e non solo) e se non li facciamo funzionare a dovere, non potremo mai cavarne il massimo (o portarci vicino al loro massimo, per essere maggiormente realisti).
In questo ho verificato che le prestazioni dei Solidsteel SS-5 assicurano un’ottima sinergia, cosa che con i miei diffusori (costruiti sulla base dei vecchi progetti BBC) non è affatto così scontata.
E a questo punto entriamo ancora di più sul personale…

To fill or not to fill, that is the question

Tradotto: queste gambe, le riempiamo o no?
Come vi ho detto le punte sono removibili in modo da accedere ai fori delle filettature (che sono piuttosto piccoli, munitevi di un imbuto con il collo molto stretto) e quindi poter riempire i tubolari con del materiale, in modo da appesantire la struttura.
Questo non lo si fa per un discorso di stabilità, già ampiamente garantita, ma per un discorso di suono.
Tendenzialmente, gli stand della serie SS sono già progettati per andar bene così come sono, leggeri e rigidi. Nella maggior parte dei casi avrete tutte le doti di agilità sonora dei vostri diffusori.

Pur tuttavia, possono capitare alcune situazioni in cui, come nel mio caso, un pavimento non rigido (legno), una particolare conformazione dell’ambiente di ascolto e non ultima la stessa natura dei diffusori (i miei sono di quelli che vibrano per volere del progettista che ne accorda il mobile, come detto all’inizio), sono tutti fattori che insieme concorrono a cercare un po’ più di fermezza, in particolare sugli aloni delle basse frequenze, che vanno tenute a un guinzaglio un pochino più stretto.

Innanzitutto sconsiglio vivamente di riempire totalmente le tre gambe di ogni stand. Così a mio parere andate ad ammazzare troppo le sue qualità e a “fermare” sin troppo il suono. Parliamo di sfumature, ma guardate, il troppo stroppia anche sulle piccolezze.
Il mio consiglio è di provare a riempirle a metà e poi eventualmente salire fino al max a 2/3 (chiaramente tutte e tre e tutte uguali).

Il risultato, nel mio caso personale, è quanto ho anticipato sopra: il basso assume contorni più definiti e se ne può guadagnarne anche un po’, ma di quello più fermo e con maggiore punch. Di riflesso, medie e alte frequenze vengono soffocate di meno e la scena sonora ne gode.
Attenzione: questo non vale in tutti i casi, ma solo se rilevate una specifica necessità. Se non la avete, lasciate gli stand così come sono!

Solidsteel SS-5 speaker stand

Due ultimi consigli: il materiale di riempimento deve essere totalmente asciutto (altrimenti potrebbero crearsi delle muffe) e molto fine.
Alcuni usano la sabbia che viene venduta nei vari brico et similia, di tipologia “asciutta” appunto. Pur tuttavia ho notato che molti di questi grandi store tengono questi prodotti all’esterno e in situazioni di fortissima umidità. Non sarebbe la prima volta, quindi, che qualcuno è costretto a passare la sabbia nel forno di casa (o messa al sole d’estate) per una seconda asciugatura.
Ma diciamocelo, chi ne ha voglia di queste stramberie?

Allora personalmente ho scelto una soluzione alternativa, cioé la sabbia per sabbiatrice, che è una sabbia molto fine di materiale metallico comunemente usata con pistole ad aria compressa per le operazioni di sabbiatura. Chiaramente così usata, sparata ad altissima pressione, diventa abrasiva, ma se messa dentro a un contenitore e tenuta ferma, non dà alcun problema.
Questa sabbia ha il plus di essere molto stabile all’interno dei tubolari e chiaramente anche quello di essere più che asciutta.
Ma questa è solo una delle soluzioni, la creatività e la sperimentazione ben vengano, assicuratevi solo che il materiale che mettete all’interno non sia umido e neanche corrosivo col passare del tempo, la chimica non è un’opinione!

Conclusioni

Mesi di ascolti oramai hanno fugato ogni tipo di dubbio sulla valenza di questi stand. Sono ben fatti, sono prodotti in Italia al 100%, sono belli (e simpaticissimi) da vedere e piuttosto versatili in quanto a possibilità di fine tuning come abbiamo appena visto.
Con i miei diffusori – chi conosce Harbeth lo sa – non c’è molto spazio per accontentarsi. Non suonano probabilmente “male” mai, anche se li piazzi su una pila di libri, ma quando li poggiate sul giusto stand, volano letteralmente.
La mia decisione di non separarmi da questi stand, beh, parla da sola.

Solidsteel SS-5 speaker stand

Lo street price nei negozi si aggira intorno ai 400 euro (la coppia). Per le sottopunte opzionali aggiungete 49 euro.
Se a chi non è avvezzo al mondo Hi Fi questo prezzo può sembrare un po’ impegnativo, sappiate che diversi competitor sul mercato si pongono tranquillamente anche a più del doppio di questa cifra.
Trovo che il prezzo richiesto per gli SS-5 non solo sia in linea con la qualità offerta, ma guardandomi in giro direi addirittura conveniente.

In più, si dà credito a un’azienda italiana al 100% che sta diventando anno dopo anno un riferimento in tutto il mondo, cosa non da poco se consideriamo che è guidata da un giovane mosso non solo da idee molto chiare ma anche da un fortissimo amore per la musica.
Solidsteel si impegna infatti a supportare tante iniziative di carattere musicale, sul web e nel mondo reale.

Perché del resto questo è il fine unico: ascoltare la musica al massimo della qualità possibile, senza dover per forza svuotare le nostre tasche.
Penso che Solidsteel con le sue soluzioni in catalogo venga incontro a tutti questi fattori, permettendo a tutti di compiere notevoli upgrade nel buon ascolto, senza dover accendere un mutuo ad ogni passo.

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