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TakeT Batpure, un upgrade economico al vostro Hi-Fi

Si chiamano TakeT Batpure, sono minuscoli, costano poco e possono trasportarvi fisicamente nella musica.

Si chiamano TakeT Batpure, sono minuscoli, costano poco e possono trasportarvi fisicamente nella musica.

Quella di oggi non è una recensione usuale per Musicoff, ma assolutamente non lontana dai nostri scopi.
Chi ci segue da anni sa bene che non siamo un sito prettamente da recensioni “Hi-Fi”, pur tuttavia, la passione per l’alta fedeltà in redazione non manca di certo e in questo caso specifico desidero portare alla vostra attenzione un paio di piccoli oggetti, dal costo decisamente lontano da qualsiasi “pietra filosofale audiofila”, che però potrebbero dare quel quid in più ai vostri ascolti e al vostro impianto, nella speranza che ne abbiate uno e non un compattone o una cassa per lo smartphone (non è un commento da “ricco cumenda“, se siete giovani e ancora non ve lo potete permettere, vi auguro col cuore di averne uno in futuro).

Non importa se il vostro impianto Hi-Fi è un entry level audiofilo, anzi, questi due piccoletti potrebbero anche cambiare volto a diffusori che hanno qualche limite intrinseco, mentre gli effetti si assottigliano nel caso di speaker di alta o altissima gamma, già – si spera – piuttosto completi su tutto lo spettro di frequenze.

Bando alle ciance, oggi vi parlo dei TakeT Batpure, ovvero due cosiddetti “Super Tweeter”.

TakeT Batpure

I TakeT Batpure appena arrivati

Il “Super Tweeter”

Penso che quasi tutti voi sappiate bene cos’è un tweeter. Per chi non ne fosse a conoscenza, è quel piccolo altoparlante che trovate solitamente posto in alto rispetto ai suoi colleghi più grandi, che si occupa di riprodurre le frequenze alte dello spettro sonoro.

Agli altri driver, a seconda che si parli di un diffusori a due, tre o più vie (lasciamo perdere qui i concentrici, materia più delicata) è invece deputata la riproduzione di medi e bassi.
Ovviamente l’interazione tra tutti questi è compito del crossover, che, detta in parole poverissime, si occupa di fare da trait d’union tra le frequenze gestite da ogni altoparlante, incrociandole con cognizione di causa.
Il tutto crea un suono – o almeno la speranza è quella –  completo, equilibrato, al riparo da problemi di fase, coerente, ecc.

Chiarito questo punto, il super tweeter non è altro che un ulteriore mezzo di diffusione sonora che però ha il compito di occuparsi di frequenze davvero molto alte (laddove un semplice tweeter ha una diffusione più “stretta” o addirittura con accenni di distorsione), frequenze che superano abbondantemente i 20kHz, sforando negli ultrasuoni e quindi oltre le stesse capacità dell’udito umano (i TakeT dichiarano fino a 150kHz per 70dB/1m, comunque dati puramente tecnici perché è pura fantasia che arriviate a sentire qualcosa su tali frequenze o che esista musica registrata che vi arrivi).

TakeT Batpure

Superpoteri?

E quindi a che serve, a chiamare cani e pipistrelli? Dobbiamo acquisire dei poteri da personaggi Marvel?
No, nonostante certe battute vengano ripetute spesso, bisogna mettersi nell’ordine di idee che quando si parla di audio andare a toccare un range di frequenze non è un lavoro a compartimenti stagni, una qualunque modifica si porta sempre dietro una ripercussione almeno sulle zone limitrofe (chiedete a qualsiasi fonico e vi dirà che spesso un trucco per intervenire su una frequenza è – anche – agire su quelle immediatamente successive).

Per cui una riproduzione più accentuata di frequenze che in effetti noi non sentiamo distintamente (anzi, che non sentiamo proprio per nulla neanche se avviciniamo l’orecchio al super tweeter) andrà comunque a interagire col comportamento del suono anche nella parte di spettro che a noi invece interessa, quella che da esseri umani sentiamo… problematiche di età a parte…
Ne ha parlato anche l’esperto Silvano Ribera in questo video.

Non è un caso che siano molti i produttori di diffusori che inseriscono un super tweeter nel progetto (in ambito Hi-Fi ma anche Home Theatre), senza vendervelo a parte, il che già vi fa capire che, se da decenni non si è si è rincitrullito ben più di un costruttore, tra cui alcuni nomi famosi e stimati, non stiamo parlando di snake oil o prodotti attinenti più all’esoterismo che alla scienza.

TakeT Batpure

Così è per questi minuscoli ma efficaci TakeT Batpure, progettati in Giappone e oramai diffusi in ogni parte del pianeta. Riporto per completezza anche ciò che mi è stato riferito dal loro importatore europeo, la francese Céres Electronique (niente a che fare con la birra…).

Molti confondono la larghezza di banda con la capacità di riprodurre con precisione e pulizia i transienti del segnale. Questi due elementi non hanno un collegamento diretto, tuttavia la capacità di riprodurre velocemente e bene questi “picchi” presenti nel messaggio musicale è molto importante, di qualunque supporto si parli, digitale o analogico. Possiamo considerare parallelamente il fatto che i microfoni, in particolare qualche decennio fa, nel migliore dei casi non superavano i 18 kHz o che i registratori a nastro erano limitati a circa 16 kHz. Eppure tutti i dettagli sono presenti nelle registrazioni (se si è in grado di estrarli da esse, NdR). Quindi la larghezza di banda è un elemento importante, ma non è un singolo criterio di valutazione.

Mi preme precisare che vedo molte persone acquistare su ebay i Batpure direttamente dal Giappone, con spese di spedizione altine, tempi di minimo un mese e l’incognita delle dogane. Non fatelo, c’è l’importatore europeo che ve li spedisce in pochi giorni!
Già che ci siamo introduciamo finalmente il costo, siamo intorno ai 55 euro più o meno. Cifra che di fronte alla maggior parte dei cosiddetti “fine tuning” audiofili si può considerare ridicola e invece ottima per soddisfare anche solo una curiosità, come è stato per me del resto, che ero partito con tutto lo scetticismo del caso.

Oltretutto il buon Christian di Céres Electronique è una persona davvero gentile e disponibile, sono stati vari i nostri scambi email in cui mi ha parlato dei Batpure e ha risposto a ogni mia domanda con preziosi consigli.
E poi è una persona molto onesta, mi ha subito detto che pur essendoci molti clienti soddisfatti, altri non avevano notato particolari differenze installandoli, probabilmente ci sono variazioni in linea con la tipologia di diffusori utilizzati (ne parleremo).

Se siete arrivati fin qua, so che la domanda sta oramai sulla punta della vostra lingua come un francobollo (vecchia battuta tratta da un film italiano…): ok, ma quindi…

Taket Batpure

Il nanetto sulle “spalle” delle mie Harbeth Compact 7

A che servono?

Vi rigiro io una domanda: qual è la cosa più importante quando ascoltate musica? La larghezza di banda del suono, ok. L’assenza di distorsione, sì certo ok. La velocità d’impatto, certo certo. Ma questi sono parametri tecnici.
Di sicuro la cosa che più dovrebbe interessarci, ahimé non proprio misurabile/prevedibile con assoluta precisione e regole adattabili ovunque (vista anche la diversità di luoghi di ascolto e loro trattamento), è il poter ricreare quanto più è possibile un suono tridimensionale, ciò che viene chiamata “scena sonora“.

Tale scena si sviluppa nelle tre dimensioni: larghezza, altezza e profondità.
Generalmente i diffusori più sono di elevata fattura, più riescono a ricreare questo effetto, “sparendo” letteralmente mentre ascoltate musica, che non vi sembrerà più provenire dal centro degli altoparlanti, ma sembrerà risuonare nella stanza e far materializzare olograficamente i musicisti nel vostro ambiente (e nel loro, soprattutto se la registrazione è acustica).
Ovviamente non tutti i dischi sono un quartetto d’archi o un concerto di chitarra unplugged, ma anche in territori più “artificiali” ogni produttore ci tiene molto a dare una precisa posizione ai suoni e il necessario spazio tra essi.

Diciamo che la larghezza è il parametro più facilmente raggiungibile col buon posizionamento dei diffusori, l’altezza dipende molto sia da questi che da tanti piccoli accorgimenti di fine tuning del sistema, la profondità è la cosa più difficile da ottenere, cioé separare i musicisti sul piano che è davanti a noi in senso di lontananza/vicinanza e non solo, ricreare anche la profondità della “stanza”, con i suoi eventuali riverberi etc…
Ed ecco arrivare i TakeT Batpure, che con la loro risposta così alta in frequenza, e l’effetto indiretto anche su porzioni ben più basse dello spettro, riescono ad aumentare il senso di “ambienza“, a disegnare i suoni con più precisione e ampiezza nelle tre dimensioni.

Come abbiamo già detto, ovviamente il loro effetto non è prevedibile in “quantità”: se avete dei diffusori particolarmente rotondi e docili come risposta sonora, forse lo noterete immediatamente, con un orecchio un minimo sviluppato ai confronti (e mente aperta!).
Se invece possedete diffusori di livello molto alto, già estesi in frequenza ben oltre l’udibile umano, allora potreste avvertire molto poco dell’effetto dei Batpure, oppure nulla.
Ma ci sono variazioni che comunque ora vedremo.

Taket Batpure

Il semplicissimo collegamento sui diffusori

Installazione

Innanzitutto, questi super tweeter sono davvero facilissimi da installare.
Molti super tweeter in commercio hanno bisogno di essere “tagliati” sonicamente, insomma, il discorso del crossover suddetto, o magari attenuati con resistenze.
I TakeT Batpure invece non hanno bisogno di nulla, potremmo dire che sono “plug’n’play”. Basta dotarsi di un paio di cavetti di potenza (molto fini, niente di ipercostoso, basta non sia il minimo della qualità magari…), collegare i poli positivo e negativo indicati su ognuno dei Batpure e poi le altre estremità direttamente in parallelo sui connettori dei nostri diffusori.
Niente di più facile.

Nessun problema col carico dei diffusori, visto che l’impedenza di questi nanetti è alta (4 kOhm), qualunque sistema neanche se ne accorge.

Ora, i due TakeT sono davvero minuscoli. Il che vi consentirebbe anche di attaccarli col biadesivo sul frontale delle casse. Ma posso dirlo? Che bruttura!
Io, che un po’ a certe cose ci tengo, ho chiesto a un bravissimo produttore di zona, Roberto Casadio titolare di CROM, di realizzarmi un paio dei supporti che ha specificatamente inventato per i Batpure.
Li realizza in legno in varie finiture oppure, come vedete in foto nel mio caso, anche in plexiglass, lucido o opaco.

TakeT Batpure

I supporti CROM, notare la guida sottostante per il passaggio del cavo in posizione reverse 180°

Il Batpure viene installato su una piccola fascetta in carbonio e circondato da quella bella struttura in metallo che dona peraltro al tutto un aspetto davvero grazioso.
Questi supporti sono belli a vedersi ma sono anche funzionali, poiché possiamo facilmente cambiare l’orientamento del super tweeter e vedremo perché questo è così importante.
Anche i cavetti sono di CROM, che peraltro tra le tante realizza cavi (potenza, segnale e alimentazione) di altissimo livello, ma ovviamente di altro costo.

Comunque, questo è un consiglio, se poi non siete fissati come me, allora scegliete voi un supporto adatto. Mi raccomando, se scegliete di saldare i cavetti al Batpure fate estrema attenzione e proteggeteli, se vi scappa la mano buttate tutto nel cestino…

Questione rodaggio: il distributore non mi ha dato particolari indicazioni. Casadio mi ha consigliato una decina di ore di funzionamento. Posso direi che qui non è che ci siano parti meccaniche rilevanti in movimento, ma l’esperienza mi ha insegnato che qualunque aggiunta a un sistema ha bisogno di un certo periodo di assestamento. In parte ci metto anche il nostro orecchio che inizia ad abituarsi e a ricostruire i suoni innestando come in un puzzle la nuova variante.
Comunque, tanto per sicurezza, ho lasciato una giornata andare in loop alcune tracce apposite per il burn-in dei diffusori (le trovate ovunque, da YouTube a Spotify etc…).

TakeT Batpure

Iniziano le prove di ascolto

Una volta collegati i TakeT vi consiglio di munirvi di pazienza, di non farvi prendere dai preconcetti (pro o contro) e di fare tutto con estrema oggettività.
Io di prove non ne ho fatte in una sola situazione di ascolto, ma in due, su diversi tipi di diffusori.

La prima è avvenuta proprio a casa di Roberto Casadio, con le sue casse a torre PMC 20/23, un marchio sopraffino e, infatti, si tratta di un paio di diffusori davvero autorevoli come suono nonostante le dimensioni snelle.
Peraltro, il loro sound è già piuttosto frizzante in alto, per cui eravamo alla prova del 9 per capire se questi due piccoli aggeggi funzionassero davvero con efficacia o meno (ricordo, come ho detto sopra, che se gli avvicinate l’orecchio non sentite alcun suono provenire da loro come succede per gli altri driver).

Le PMC erano collegate a un rocciosissimo Hegel H190, che riesce a smuovere mari e monti con un suono iperpreciso, e a un sistema digitale con computer su base Raspberry + DAC RME esterno, setup costruito dallo stesso Casadio.
Più ovviamente cablaggi allo stato dell’arte.

Taket Batpure

Il setup a casa di Roberto Casadio, con i Batpure girati verso gli angoli posteriori, foto di Flavio Guzzo & Roberto Casadio

Ebbene, ci vuol poco a capire che i Batpure funzionano. Ovviamente è meglio ascoltare dei brani che in alto abbiano dei picchi ben strutturati ed estesi.
Un brano che mettono praticamente a ogni fiera audiofila (quasi una maledizione!) è “Keith Don’t Go” di Nils Lofgren, tratto dall’album Acoustic Live. In questo brano la sua chitarra acustica ti prende letteralmente a schiaffi in faccia e tra armonici e altre tecniche c’è veramente di tutto sulle frequenze alte (album infatti adorato dagli audiofili, io da chitarrista invece mi sento di dire che sento sin troppo “metallo” e piezo e che per me l’acustica ha un suono più caldo, ma sono gusti e poi è un live…).
Oppure potete usare un brano in cui una voce, magari femminile, sia netta e ben caratterizzata e, importantissimo, inserita in un ambiente piuttosto “largo”.
Altro consiglio è quello di verificare con delle tracce di batteria di alta qualità con largo uso dei piatti.

Ecco, togliendo e rimettendo i Batpure non si sente tanto un banale aumento delle alte frequenze o uno “snaturamento” del diffusore, quanto invece tutto sembra un po’ più olografico ed esteso, la musica sembra muoversi in uno spazio più grande, c’è un maggiore senso di aria, di coinvolgimento, come si fosse aperta una “finestra” ulteriore sul suono.
Nel caso della chitarra di Lofgren, l’uso dei Batpure la mette ancora più a fuoco, fa fare al musicista un vero e proprio passo in avanti verso di noi.
Pure troppo…

Preciso, infatti, che stiamo parlando dei Batpure rivolti esattamente in asse con il tweeter del diffusore, verso il fronte dell’ascoltatore. Che, a onore del vero, penso che non sia affatto il loro miglior uso.
Infatti, questo passo in avanti della suddetta chitarra o in altri casi delle voci, forse può anche risultare eccessivo, soprattutto con diffusori e brani già molto frizzantini… si rischia qualche “spigolo” indesiderato.

TakeT Batpure

La posizione in asse con il tweeter, foto di Flavio Guzzo & Roberto Casadio

Il “kamasutra” dei Batpure

E allora che si fa? Semplice, si comincia a giocare con le posizioni. Cosa che se avete attaccato i Batpure col biadesivo è un po’ scomodo da fare, per cui consigliavo un supporto mobile da porre sopra il diffusore.
Forse non tantissimi ne sono a conoscenza, ma non sono stati pochi nei decenni i progetti di diffusori con un tweeter o super tweeter posizionato esattamente sulla facciata posteriore del diffusore.
Questo perché è in particolare sulla zona alle spalle del diffusore che spesso si hanno delle mancanze (o problematiche riguardo ai bassi se troppo vicini alle pareti), si perde ambienza, si compromette la profondità del suono.

Ecco quindi che inserire un super tweeter ruotato di 180° può essere una sperimentazione interessante per recuperare quell’ambienza. O aggiungerne!
E non preoccupatevi di problemi di fase, parliamo di frequenze così alte e segnali così meno imponenti rispetto al principale, che non c’è alcun problema.

Una volta girati, i Batpure iniziano a dare soddisfazioni maggiori.
Personalmente, ho isolato come più interessanti due tipologie di posizioni (e stranamente non quella esattamente a 180°).
Una posizione vede convergere i Batpure verso un punto centrale dietro i diffusori, se guardassimo la situazione dall’alto potremmo disegnare una sorta di rombo unendo i vertici corrispondenti ai due TakeT laterali con quello al punto di ascolto e quello del punto centrale esattamente dalla parte opposta, dietro le casse.

L’altra posizione invece vede i TakeT sempre rivolti all’indietro ma con un’angolazione più aperta, se immaginiamo una normale stanza di ascolto fate conto di averli rivolti verso i due angoli destro e sinistro della stanza.

Taket Batpure

Il posizionamento sul mio impianto Hi-Fi

La differenza tra queste due posizioni, a mio parere entrambe buone, sta nell’apertura che diamo al suono e ad alcuni effetti sulla messa a fuoco del suono al centro e, incredibilmente, anche sulle frequenze basse.

Messi aperti, i TakeT danno la maggiore enfasi all’ambienza, al centro il suono resta arioso ma sempre nitido quanto basta (anche perché i diffusori suonano e la fanno pur sempre da padroni), forse il basso tende ad alleggerirsi un pelino ma potrebbe essere solo una sensazione di psicoacustica data da un certo effetto (indiretto) di maggiore definizione proprio su tali frequenze, che si asciugano lievemente, meno rimbombanti.
Niente di problematico, tant’è che questa era la posizione preferibile, senza ombra di dubbio, a casa di Roberto Casadio con le sue PMC.
Così c’era tridimensionalità, naturalezza ma anche tutto quello che serve al centro in quanto a messa a fuoco.

Girati verso il centro (posteriore), si limita la larghezza laterale, comunque ancora percepibile, e si mette ancora più a fuoco il centro, la sensazione è di far compiere un mezzo passo avanti alle voci e un basso forse ancora più nitido.

Taket Batpure

Punto di vista sul diffusore destro

Arriviamo quindi alla mia dimora e al mio impianto.
Si cambia decisamente, come dimensioni della stanza e distanza dalle pareti, a partire dalla parete posteriore (Casadio ha molto spazio vuoto dietro le casse avendo un’altra stanza comunicante e i diffusori giusto in mezzo ai due ambienti, la mia situazione invece è più classica, dietro i diffusori ho una parete solida su cui è stata costruita una struttura in cartongesso, acusticamente isolata, con vani per l’Hi-Fi, libri e altro).

I diffusori non sono più a torre, ma sono da stand: Harbeth C7ES3, suono inglese di grande tradizione derivato dai progetti BBC e non particolarmente dedito alla frizzantezza, quanto più alla dolcezza e al minor affaticamento possibile, un approccio che comunque non è “carente”, piuttosto neutrale direi, con una stupenda gamma media.

Diversa è anche la mia sorgente, essendo io appassionato di vinile uso prevalentemente il mio giradischi Gold Note Valore 425 Plus con una testina MC Hana SL e il pre phono Trichord Diablo alimentato esternamente.

Gold Note Valore 425 Plus

Gold Note Valore 425 Plus

Installati i miei Bapure sui diffusori le prove sono state varie e devo dire che alla fine mi sono anch’io allineato alla configurazione aperta verso gli angoli della stanza (posteriori alle casse).
Le PMC sono sicuramente più generose in basso, per di più aiutate dall’ottimo Hegel, al contrario del mio più umile Harman Kardon HK680, che è comunque un ottimo “spingitore” ma ha sicuramente un basso più asciutto (e non ha certo il fattore di smorzamento pazzesco dell’amp norvegese). Dalla mia ho però il plus che le Harbeth non scendono mai sotto i 6ohm, il pilotaggio avviene in maniera ottima.
Anche nel mio caso l’effetto indiretto dei TakeT migliora lo shape dei bassi, anche se non parliamo di diffusori a torre che hanno per loro natura maggiore energia “lì sotto”.

Badate bene, parlo di sfumature, ma ascoltando ad esempio alcune tracce di Random Access Memory dei Daft Punk, sicuramente la punta della cassa, la nota di basso più grave, la sensazione di punch verso il punto di ascolto, diventano un pochino più nette.

Ancora di più, come previsto, l’effetto dei due piccoletti è avvertibile per la diffusione ai lati del punto di ascolto, in cui il suono si articola e si allunga, si diffonde lasciando ancora di più i confini delle casse.
Talune chitarre di accompagnamento sembrano più larghe e più avanti. Un assolo di tromba non sembra al guinzaglio corto dell’altoparlante (inoltre, su questo strumento mi è stato ben chiaro l’eccesso di “frizzo” se i Batpure sono orientati verso l’ascoltatore, mentre girati lo strumento non perde la sua “gittata” ma arriva all’orecchio con maggiore dolcezza ed eleganza).

Glen Hansard - The Wild Willing

Il bellissimo disco di Glen Hansard

Ascolto l’ultimo album di Glen Hansard, This Wild Willing, che è un album molto caldo ma anche dalle ottime atmosfere e dettagli e tutto suona molto coerente, largo ma con calore al centro. Se già ero coccolato dal suono di questo disco, adesso ne ho acquisito una nuova sensazione.
Certo, differenze lievi, ma importanti, in particolare quando scolleghi i Batpure.

É importante che capiate che non è come se stessi muovendo il controllo di un equalizzatore, tutto ciò che descrivo è una variazione più o meno sottile nell’ambito della scena sonora, che mi rendo conto sia misurabile più con la propria percezione che con uno strumento graduato.
Come sempre nel mondo Hi-Fi è raro trovare un fine tuning che valga più di un 5% sul risultato finale, ma un 5% lì, un 2% là, un 3% da un’altra parte… ed ecco che il sistema cambia faccia.
Non so darvi una percentuale univoca per i Batpure, perché cambia da diffusore a diffusore. C’è chi come me ne gode di un effetto percepibile e piacevole ma non “rivoluzionario”, chi invece mi dice che su delle vecchie Epos ha radicalmente cambiato faccia ai diffusori (in meglio), chi invece con delle prestigiose Magico serie S (estese già a ben 50kHz) parla di variazioni davvero assai lievi.

TakeT Batpure

Batpure & Epos, foto di Roberto Casadio

Con l’articolazione del suono sul fondo della scena a trarre vantaggio dai TakeT, ascoltare Ben Harper muoversi chitarra e voce sulle tracce acustiche del suo primo album è un piacere. Così come un ensemble jazz, magari con dei riverberi piuttosto netti.
Con i brani acustici si nota una grande naturalezza e un abbraccio sonoro intorno al punto di ascolto. Con brani elettrici e situazioni di particolare pienezza, i super tweeter aiutano a dividere meglio gli strumenti, a dare una sensazione di minore ingolfamento sui pieni, una volta che si trova la posizione più adatta a noi.

Ascoltando “Old Love” tratta dall’Unplugged di Eric Clapton ci si rende conto di quanto sia largo il palcoscenico dei musicisti; l’assolo di piano di Chuck Leavell, ad esempio, pone nettamente a sinistra il pianista, la distanza sembra misurabile a orecchio, pur ovviamente non relegandolo in uno spazio ristretto tutto di lato, anzi.

Roger Waters - Amused to Death

Amused to Death, un disco che è un’esperienza sonora

Un disco decisamente tridimensionale è Amused to Death di Roger Waters, registrato con una particolare tecnologia che rende il suono stereo quasi un dolby surround.
Qui la sensazione di trovarsi all’interno dello spazio definito minuziosamente nelle tre dimensioni è netta, un cosmo piuttosto largo fatto di tanti suoni ed effetti speciali che creano una magia davvero unica (ascoltatelo al buio e avrete i brividi…).
Anche in questo caso, questa sorta di camera virtuale che mi circonda allarga le sue pareti di qualche passo. Esperienza unica questo album, davvero.

L’effetto dei Batpure è in generale, su ogni disco, in linea con la percezione di maggiori dettagli, i piani sonori sono più distinguibili, una seconda voce quasi nascosta per rafforzare la principale nel mix ora è più percepibile, piccole aggiunte sonore e anche quei particolari che rendono una performance più realistica (un respiro, una mano che struscia sulle corde) tendono non solo ad essere più udibili, ma a trovare un posto esatto nella “mappa” dei suoni.

Conclusioni

In definitiva, questi TakeT Batpure sono “necessari”?
No, lungi da me dire questo, comprate buoni diffusori prima di tutto!
Funzionano?
Sicuramente.
Si tratta di una presa in giro?
No.
Stravolgono?
Dipende, non ne sarei così sicuro con un sistema che è già molto esteso in frequenza e ben ponderato in ogni sua parte (ma si parla di spese di ben altra caratura).
Possono dare soddisfazione a un costo che è al riparo da rischi?
Penso di sì.
Tolgono tempo alla passione per la musica a favore di prove e controprove audiofile infinite?
Direi di no, tutto è molto facile e sarà per certi versi un divertimento, poi una volta trovato lo sweet spot, sarà proprio la passione musicale a trarne beneficio.

Se avete dei buoni diffusori, può essere comunque curioso provare, come nel mio caso. Se ne avete di eccellenti, non sarà certo questa spesa a spaventarvi. Se avete diffusori che invece necessitano di una marcia in più, potrebbe essere un upgrade niente male proprio per voi, a basso prezzo.

Fortunatamente non siamo di fronte a uno di quegli oggetti per cui devi avere un costosissimo “impianto rivelatore” per capirne gli effetti, anzi, direi che chi ha già un impianto “rivelatore” forse non ne avrà neanche bisogno.
Ma ripeto, per una cinquantina di euro, tentar non nuoce. A questo prezzo non riuscireste a comprare nulla in grado di darvi sensazioni del genere, almeno a mio parere.

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