Oggi 6 dicembre festeggiamo i 100 anni di un musicista che ha scritto tra le migliori pagine di sempre, Dave Brubeck. E pensate, proprio ieri, il 5, ricordavamo il giorno in cui si spense la sua ardente fiamma, 8 anni fa nel 2012.
Brubeck, del resto, è stato uno che al “tempo” ci ha sempre badato bene, basti pensare a quanti dischi ha intitolato time…
È proprio di uno di quelli parliamo oggi, ma non del disco che dette inizio alla serie, bensì quello che la chiuse, nel 1965. E, al contrario di ciò che sarebbe logico, se quel meraviglioso disco di apertura si chiamava Time Out, questo di “chiusura” si chiama Time In.
Attenzione, parliamo di una chiusura concettuale, non di carriera, perché quella di Brubeck è davvero vastissima.
Certo, se però ragioniamo sulla timeline – ancora una volta usiamo questo termine – della storia della musica, gran parte dei suoi momenti migliori si collocano tra la seconda metà degli anni ’50 e la prima dei ’60, con il suo collaudatissimo quartetto con Paul Desmond al sassofono contralto (uno dei suoni di sax più dolci che si ricordano nel Jazz), Joe Morello alla batteria e prima Bob Bates e poi Eugene Wright al contrabbasso.
La sua mente creativa, la sua abilità musicale, il suo “cool”, il suo sorriso e i suoi occhiali iconici, tutto fa oramai di Dave Brubeck uno dei simboli della cultura musicale americana, per non dire mondiale.
Ha scritto uno dei primi brani 3 brani jazz che anche un bambino sa fischettare (“Take Five”) e proprio in quel brano scelse un inaspettato assolo centrale di sola batteria (ben prima di tanti rockettari, NdR), che rimane peraltro una dei minutaggi musicali più belli di sempre.
Dave fu anche un padre di famiglia che riuscì a infondere nella sua progenie la stessa contagiosa passione, tanto che negli anni ’70 esordirà una formazione tutta a nome Brubeck, composta da lui e i suoi tre figli, chiamata The Darius Brubeck Ensemble (Darius è il primogenito pianista) o anche Two Generations of Brubeck oppure ancora The New Brubeck Quartet qualche anno più tardi.
Ci sono musicisti che camminano lungo la storia della musica, altri che ne scrivono parti importanti, non molti che la segnano profondamente. Dave Brubeck appartiene senz’altro a quest’ultima categoria.
Per 100 ma anche 1000 anni…
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