A volte mi chiedo, se fosse rimasto tutto uno scherzo? Se Steven Wilson avesse pensato “vabbé ci siamo divertiti, ora però torno a fare il programmatore per guadagnarmi il pane…“?
Per fortuna non è andata così e da quella che doveva essere una semplice burla o un esperimento curioso tra amici è venuta fuori una delle più importanti e prolifiche band degli ultimi 30 anni.
In quella piovosa Inghilterra, un ragazzino un po’ nerd e monoespressivo che stava probabilmente tutto il giorno ad ascoltare musica, con una profonda passione per le vecchie glorie oramai abbandonate da quasi tutti i suoi coetanei, stava maturando da sempre l’idea di comporre.
Un po’ come dire “la musica che mi piace ora me la faccio da solo“, antesignano di tutti i cosiddetti “producer” odierni da cameretta, Wilson iniziò a registrare ore ed ore di musica con qualsiasi mezzo avesse sottomano oltre la sua amata chitarra.
Oggi lo chiamiamo “polistrumentista”, io direi piuttosto che è un musicista che per anni ha tratto quello che poteva, prima di tutto con istinto e creatività, da strumenti e tecnologie probabilmente senza neanche prendere una lezione per molti di questi, formandosi sul campo.
Cosa da tutti? Eh no, come non si nasce Jimi Hendrix e per suonare la chitarra bisogna studiare, non tutti nascono Steven Wilson, che entra in studio e ne esce con un album finito… che spacca!
So bene che i fan dei Porcupine Tree sono una cerchia assai solida e quindi nello scegliere il disco di oggi mi prendo i miei rischi.
Ma io onestamente credo che questo album non possa avere detrattori, che le discussioni su quale sia il migliore stile della band vengano dopo, proseguendo la loro lunga e bella discografia (che tra dischi ufficiali, singoli, EP e quant’altro può tenervi occupati per degli anni…).
Up the Downstair non è solo un grande esempio di album Rock (sì certo, con tanto prog e soprattutto psichedelia dentro, però semplifichiamo le cose, è Rock!), ma è una vera e propria perla se pensiamo che è uscito nel 1993, periodo in cui il mainstream si stava muovendo in ben altre acque.
Insomma, un gruppo che nasce per scherzo, senza suonare mai live fino a dopo questo album, in quel momento senza praticamente una fan base neanche nazionale – figuriamoci internazionale – e per di più pubblicato da una sconosciuta etichetta indipendente… e guarda un po’, il gruppo diventa uno dei più importanti della storia della musica.
Parliamoci chiaro, Steven Wilson potrà anche apparire empatico come un arcobaleno in bianco e nero, ma ciò non toglie che quel raro appellativo di genio musicale, a mio parere, se lo merita tutto.
Buoni ascolti!
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