Finalmente un tuffo nei giorni nostri, con un artista che grazie alla sua chitarra e alla sua voce ci sta facendo battere il piede a ritmo di rock blues, Gary Clark Jr.
Penso come molti, ho conosciuto Gary Clark Jr. quando per la prima volta ho ascoltato il suo brano “Don’t Owe You A Thang“. Fu un amico batterista a propormelo durante una session in sala prove e fui subito conquistato da quel riff così ritmico e coinvolgente, uno di quelli che ti fanno subito muovere le gambe e i piedi.
Così, mi misi a ricavarne le relative diteggiature sulla chitarra, non senza un’iniziale difficoltà (mi accorsi dopo che è necessario un capotasto mobile). Mano a mano che ci prendevo confidenza capivo sempre meglio una cosa: come spesso accade nel blues, non è solo un fatto di diteggiature giuste o sbagliate, è un fatto di stomaco.
Quando, mentre ascolti o mentre suoni, senti che lo stomaco si sta muovendo, quasi a rigirarsi su se stesso, bene, in quel momento sei entrato nel mistico mantra del blues.
Clark Jr. viene da Austin, Texas. Non è una città casuale, è la madre terra dei fratelli Vaughan, di Eric Johnson e di molti altri musicisti (considerando anche le zone limitrofe). Insomma, se nasci ad Austin hai ottime possibilità di crescere con l’animo del musicista.
Se poi hai la pelle nera, sarà sicuramente più facile vederti domare una chitarra elettrica che un toro in un ranch texano.
Ed è quello che Gary fa. “Doma” una chitarra imbizzarrita dal suo fuzz, con un suono che è già tutto un programma. A cui aggiunge la sua voce, un’ottima originalità nel comporre i brani e un’attitudine che non lo chiude per forza in un genere di nicchia. Sarà per questo che lo hanno voluto per collaborazioni anche gruppi non propriamente blues come Foo Fighters e Dave Matthews Band.
Quando passerà in Europa (ora è chiuso in studio per il nuovo disco) non perdete l’occasione di ascoltarlo in uno dei suoi live, ma nel frattempo, date orecchio al disco che vi consiglio oggi!
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