Ho sempre avuto l’impressione che i nomi che iniziano con la A siano spesso destinati alla grandezza: Alessandro Magno, Annibale che risale i Pirenei, i due Armstrong (ok lo so, è il cognome…) uno che mette piede sulla luna e l’altro che ci manda nell’iperspazio col suono della sua tromba… e poi c’è Aretha.
Il cognome non importa, lei è l’unica Aretha, la Regina della Soul Music (aggiungerei anche del Gospel, ma le cose si fondono in realtà).
Gli anni ’70 non sono stati forse il periodo più rigoglioso della sua carriera, almeno non rispetto ai ’60, ma di sicuro nel 1971 era nel pieno delle sue energie e ancora la disco music e il nascente hip hop non erano neanche in gestazione.
Locali come il Fillmore (West ed East) sono stati per tutti gli anni ’70 i punti cardine della musica live, il solo pensiero di dover stilare un elenco degli artisti che vi hanno suonato e dei live registrati in questi due templi musicali mi mette i brividi addosso.
Aretha starà lì per tre sere consecutive e dopo due mesi scarsi uscirà questo strepitoso disco live. I brani vengono selezionati, ne vengono scelti una decina. Ma chi volesse approfondire ancora di più, sappia che nel 2005 è uscito Don’t Fight the Feeling: The Complete Aretha Franklin & King Curtis Live at Fillmore West, un box di ben 4 cd che racchiude tutti i brani e le serate live (purtroppo si tratta di un’edizione limitata, ad oggi assai rara e costosa).
Ma che dire, anche solo questi 10 brani sono abbastanza per abbandonarsi a questa live performance da brividi e si comincia nel migliore dei modi, con quella “Respect” scritta da Otis Redding ma che oggi, probabilmente, si può considerare in un certo qual modo anche proprietà della voce di Aretha.
Perché lei, il “rispetto“, se l’è davvero guadagnato.
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