I Pink Floyd, sì, ma non quelli dei grandi classici. Un disco intolato Obscured by Clouds casca proprio in mezzo al loro cambiamento più importante.
Trovo di una difficoltà assoluta parlare dei Pink Floyd. Ma è la stessa cosa che penso per tante grandi band, a partire dai Beatles.
Perché alla fine esistono due realtà, una semplice semplice, quella scritta dalla storia. Che va solo letta (e ascoltata). E che dice chiaramente perché certi mostri sacri siano dei mostri sacri. E per quanto tanti bei gruppi abbiano avuto sfiga e si siano sciolti prima del tempo, no, non è perché altre grandi formazioni fossero “sopravvalutate”. Che termine antipatico e totalmente inutile…
Poi c’è la visione che varia dal possessore di compilation al nerd più saccente, che deve per forza convincerti che le cose più originali siano le prime note incise o quelle che conosce solo lui, prese da chissà quale bootleg. E sebbene nel caso dei PF il primo disco io stesso lo ritenga un capolavoro (e lode a Syd Barrett per questo), non capisco chi si ostina a dire che tutto il resto è “mainstream”.
Se un The Dark Side of the Moon è mainstream, allora viva il mainstream, diamine.
Ma finiamola qui e veniamo a noi.
Pink Floyd… dai, finalmente ne parliamo. Scegliendo un disco del ’72 inciso, piuttosto in fretta, proprio nel mezzo del lavoro creativo del suddetto capolavoro dell’anno successivo, quel disco che li avrebbe consacrati nell’Olimpo della musica.
Ma è davvero una colonna sonora? La band ha davvero composto i brani guardando le scene del film? E nel film ci sono le canzoni?
A metà tra visione oggettiva e soggettiva, per me è un perentorio no!
A mio parere il film i 4 Floyd lo hanno sì e no intravisto con la coda dell’occhio, almeno in buona parte. Hanno fatto un disco e lo hanno consegnato al regista, mettendo insieme probabilmente appunti scartati da quello cui stavano lavorando o chissà magari conservati in qualche angolino della memoria di ognuno.
Qualcosa, probabilmente, l’hanno improvvisata.
Risultato? Un bel disco, con alcuni brani decisamente piacevoli e qualche strumentale tutt’altro che di solo sterile contorno a una pellicola cinematografica a basso costo. Certo, è un disco di “serie B” nella loro discografia, ma che se portasse il nome di qualche band di quelle “sconosciute che so solo io e che non sono mainstream” qualcuno direbbe “senti? altro che Pink Floyd…“.
O forse no, non lo so. Sinceramente, non ci deve interessare. La cosa interessante è che è un disco che pur in una composizione così breve ha vari aneddoti da raccontare e alcune riflessioni da fare.
E allora su, facciamole…
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