Non ho trovato un disco migliore e più comunicativo per augurarvi buon anno, il messaggio che manda Io sono nato libero del Banco è quantomai attuale, per sperare in un buon futuro.
Si usa spesso l’espressione “invecchiato bene“. Beh, io non so dirvi se musicalmente questo disco sia invecchiato bene o male, poiché riflette sicuramente un periodo della musica italiana troppo spesso non valutato come si deve, ma che è pur sempre storia di 45 anni fa.
Ma il messaggio alla base del disco, cioé la privazione della libertà, la guerra, la direzione verso un autoritarismo sfrenato, ha alcuni paralleli col presente.
Mi preme solo chiarire che la mia visione è molto larga, nulla ha a che fare con una situazione specifica chiusa in determinati confini “patriottici”, ma è un pensiero che può riflettersi anche, e forse soprattutto, ai rapporti personali tra le persone, sempre più spigolosi attraverso mezzi non adeguati all’esprimere fino in fondo la nostra umanità.
Ma non voglio farvi un pippone. Il mio intento è pur sempre augurarvi un buon 2019, pieno di tanta buona Musica.
Su questo disco non ho dubbi: è buona musica. È buona musica italiana. È buona musica italiana che ci può far andare a testa alta nel mondo.
Certo, non è un disco per tutti i gusti, ora come all’epoca. Come si dice del vino, è meditativo. Beh, è prog del resto.
Stiamo parlando di una delle band che hanno portato il progressive italiano ad essere secondo probabilmente solo a quello inglese. Sono tanti i gruppi dell’epoca che si sono cimentati in questo genere, se dovessimo isolare le due band maggiori probabilmente punteremmo bonariamente il dito su Banco del Mutuo Soccorso e PFM.
Sento già le voci di chi mi ricorda gli Area ma a mio parere questi ultimi progressive non lo sono stati mai, più visceralmente jazz-rock con una dose di sperimentazione (e bravura) enorme.
Non è un caso che le prime due band furono scelte dalla Manticore inglese di Greg Lake e Keith Emerson per essere prodotte in tutto il mondo.
Non vi tedierò oltre con la parola scritta, visto che già il video è più lungo della misura usuale. Ma meritava il disco e meritavano le riflessioni finali (con cui potrete essere anche in disaccordo se vorrete).
Come dissi dall’inizio, questa non è la rubrica dell’esperto, ma di un umile appassionato come voi.
Viva la Musica e buon anno nuovo!
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