“Dente spettrale” è la traduzione letterale. No, l’origine del nome proprio non ve la so dire, ma vi assicuro che gli Spooky Tooth erano una gran bella band.
Stanchi di ascoltare per l’ennesima volta i (bellissimi per carità) dischi delle solite “band degli anni ’70”. Ebbene, spero allora di darvi nuovamente lo spunto per fare conoscenza con un altro bel gruppo del passato, capitanato dall’artista a tutto tondo Mike Harrison.
Dopo il debutto con It’s All About, bel disco ma a mio parere di diversa matrice rispetto a quello che ascoltiamo oggi, la band si presenta al grande pubblico con questo Spooky Two che mette in chiaro una cosa: il rock blues inglese è quanto di più interessante ci sia in circolazione e capace di rivaleggiare, e anzi proprio in quegli anni di sovrastare ampiamente, i cugini americani.
Del resto, siamo nel 1969, un anno fondamentale. Debuttano i Led Zeppelin, c’è Woodstock, esce il primo disco dei King Crimson… no, se dovessi farvi un elenco di ciò che accade nel ’69 davvero non mi basterebbero tutte le pagine di Musicoff.
È chiaro che oggi, seppure questo Spooky Two ebbe un buon successo, si fa fatica “nel mucchio” a ricordare anche nomi non altisonanti come quelli suddetti. Ma sarebbe bene, invece, farlo.
Nel sottotitolo a questo articolo ho scritto “un crocevia di artisti e band” perché per arrivare agli Spooky Tooth dobbiamo passare prima per i The V.I.P.’s, in cui ha militato addirittura il mitico Keith Emerson che se ne andrà per formare i The Nice e poi gli Emerson, Lake & Palmer; da questi si passa attraverso gli ART e il loro album ricercatissimo dai collezionisti Supernatural Fairy Tales che vi consiglio di ascoltare perché davvero particolare e creativo e con un paio di cover interessanti tra cui l’immortale “For What Is Worth” dei Buffalo Springfield’s.
Finita qui? No, perché questo è il “prima”. Il “dopo” Spooky si articola così: Mike Harrison intraprende la carriera solista, non prima di aver firmato sempre con la stessa band più alcuni dei musicisti di Joe Cocker un album davvero interessante come The Last Puff, anche questo consigliato anche solo per la versione più lenta e graffiante di “I am the Walrus” dei Beatles.
Passando agli altri membri della band, il bassista Greg Ridley si unirà agli Humble Pie mentre Luke Grovesnor, il chitarrista, traghetterà prima negli Stealers Wheel (dai che la conoscete tutti “Stuck in the Middle with You”) e poi nei Mott the Hoople, uno dei principali esponenti nel glam/hard rock inglese negli anni ’70.
Tanto per non farsi mancare nulla, il gruppo ci riprova nel 1972 con album di non grandissimo successo, ma passano da quelle parti Mick Jones (Foreigner) e Mike Patto (Patto).
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