Questa puntata di Ti Consiglio un Disco è davvero unica nel suo genere, poiché apriremo un bel pacco che mi è arrivato proprio stamattina e che contiene una delle migliori edizioni esistenti del primo disco del mitico power trio inglese, lo splendido Fresh Cream.
Il Box Set
Si tratta di un box che è stato pubblicato nel 2017 da Polydor/UMC, una Deluxe Edition che è possibile acquistare sia in formato 6LP in vinile che in formato 3CD + Blu Ray Audio.
Ovviamente quello che vi propongo è il primo, che contiene non solo moltissimi alternative mix e alternative master, rarità e live alla BBC, ma soprattutto offre la possibilità di ascoltare l’album finalmente anche in MONO, così come era uscito il disco nella sua prima edizione, ricercatissima sia per il valore collezionistico ma anche perché a detta di tutti offre un migliore ascolto delle canzoni.
Questo perché a metà anni ’60 la stereofonia pur avendo fatto dei passi avanti non era ancora al suo meglio e spesso e volentieri il mix stereo degli album era… come dire… piuttosto “fantasioso” e non sempre apprezzato (ad esempio anche il primo disco di Hendrix, Are You Experienced?, è molto più godibile in mono che in stereo, a differenza dei successivi).
Nel box c’è comunque anche la versione stereo, del disco e di molto altro.
Ecco quindi che questo super cofanetto, dotato anche di un meraviglioso booklet pieno di foto e curiosità, ci viene in aiuto e sono felicissimo oggi di poterlo scartare insieme a voi.
Chiaramente il disco mono riflette la tracklist originale della prima edizione inglese, ma tra i vari dischi del cofanetto troverete anche tutti i singoli usciti successivamente, primo di tutti il bellissimo brano “I Feel Free“, incluso nella tracklist dell’edizione statunitense del 1967.
Il disco, le radici del Rock Blues
Inutile dire che Fresh Cream è tra quegli album che segnano l’inizio di molte cose nella storia della musica: la formazione power trio e il Rock Blues made in UK prima di tutto, portato a livelli quasi Hard Rock nei live show, con volumi davvero al limite della “soglia del dolore”.
Quando nel 1966 esce questo disco, Eric Clapton è già “Eric Clapton is God“, frase celebre che viene scritta durante il suo periodo con John Mayall & the Bluesbreaker e il ben noto “Beano” album (ne abbiamo parlato qui).
Con i Cream il buon Eric raggiunge la vetta delle sue capacità di improvvisazione sulla chitarra, portate all’estremo come creatività e fluidità di playing, e poi inizia anche ad esplorare le sue capacità vocali più seriamente.
Gli altri 2/3 della band sono una delle sezioni ritmiche più potenti di sempre, il basso di Jack Bruce e la batteria di Ginger Baker, due che si erano formati tra le fila di Alexis Korner e di Graham Bond, abituati quindi a suonare in session tiratissime, quotidiane e piene zeppe di improvvisazione.
Questa sarà la grande forza dei Cream, cioé prendere spunto dai grandi bluesman americani, riscoperti e rilanciati dai giovani inglesi, e unire a quelle sonorità sia una nuova attitudine all’interplay, sia nuovi intrecci melodici, sia tutte le possibilità offerte dai nuovi suoni elettrici e distorti, potenti, degli strumenti musicali.
Il resto è storia, anzi, leggenda…
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