Siamo nel 1972 e la band omonima di Alan Shacklock cambia nome e accoglie la potente voce di Janita Haan: nascono i Babe Ruth, con un disco d’esordio che tenta l’home run.
Il fuoricampo, musicalmente, riesce, anche se non si può considerare un grande slam (nel gergo del baseball si tratta di un fuoricampo con tutte le basi occupate, NdR), poiché se il disco va benissimo in Canada e abbastanza bene negli USA, non ha grandi riscontri in patria, la vecchia e cara Inghilterra che in quel periodo era in piena esplosione hard rock e progressive.
In più, la band non riesce a dar seguito a questo buon esordio con altri dischi altrettanto creativi, pur provandoci per altri 4 album fino al ’76, se non si considera il Qué Pasa nato dalla reunion del 2005.
First Base è però un album più che discreto, che mostra menti fresche e un’ottima capacità strumentale, a partire dal chitarrismo di Shacklock, davvero raffinato e dotato di notevole tecnica, grazie anche ai suoi studi classici.
Inoltre, è un rock che comunque mostra sia una comunanza con il lato rock classico degli anni ’70, cioé pieno di riff che ti rimangono in testa, sia con una certa componente jazz-rock o comunque più complessa come ben dimostrato anche dalla cover scelta, quella “King Kong” tratta da uno degli album più belli di Frank Zappa & Mothers of Invention, Uncle Meat (1969). Da precisare però che la cover è compressa in 6 minuti circa, a differenza della suite di 18 minuti e rotti dell’originale.
Un ascolto piacevole e l’ennesimo caso che dimostra che decenni fa non c’erano solo pochi gruppi mainstream in circolazione.
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