Nel 2016 i Radiohead ci hanno servito un disco su un piatto d’argento e noi non dobbiamo far altro che rilassarci e godercelo.
A Moon Shaped Pool è un disco che racchiude tanta storia dei Radiohead, una delle band più influenti di questo secolo (e anche del precedente).
Come ho già scritto in alcuni commenti sul facebook di Musicoff, è una band che osa, si mette in gioco, cerca costantemente nuovi territori. Questo estro di Thom Yorke e soci o lo si ama o lo si odia, c’è poco da fare.
Bisogna saper “incassare i colpi” album dopo album, per scoprirne l’effettiva genialità o quantomeno il coraggio.
Questo album che vi presento oggi, tuttavia, è secondo me adatto a qualsiasi fan della band, di vecchia data e non. Poiché pur nella sua attualità sonora, è altamente digeribile al primo ascolto, almeno per gran parte dei brani.
È un album che inizia con un brano d’impatto “Burn the Witch” e che poi ti culla, ti accarezza, in qualche caso ti dà una scossa, ma ti abbraccia con grande calore.
Certo, non mancano le parentesi elettroniche e ambient, ma sfido tutti gli appassionati a non riconoscere in un brano come “Desert Island Disk” le radici più lontane e acustiche di questa band.
E poi, qui ci sono brani composti nel 2011, nel 2009 o addirittura nel 1995 (è il caso di “True Love Waits” e per certi versi si sente, nonostante l’attualizzazione “eterea”).
Nel video parlo già molto, forse troppo, probabilmente è uno dei video più lunghi che ho realizzato finora.
Quindi, buona visione e poi, mi raccomando, buoni ascolti.
p.s. metto le mani avanti per chi me lo farà notare, sì lo so anche io che si pronuncia “rEdioed”, ma qui siamo tra amici e mi sono permesso di ritornare un po’ ragazzino, così come li chiamavo quando comprai la loro musicassetta…
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