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Pochi giorni fa mi è capitato di leggere un post sui social network che ricordava gli album musicali che avrebbero compiuto 50 anni nel 2022. Com’è stato per gli ultimi anni, anche stavolta la mascella è fragorosamente rimbalzata sul tavolo come nella scena di un famoso film di Jim Carrey.
Tra i tanti – e avremo occasione di parlarne nel corso dell’anno – uno mi è balzato subito all’occhio, complice il fatto che l’avevo riascoltato per l’ennesima volta proprio il giorno prima. E pur essendo un anniversario che cascherà a novembre, non ho avuto un minimo di esitazione a selezionare questo capolavoro per la nuova puntata di TCUD: Transformer, il secondo album solista di Lou Reed.
Di Lou Reed ho in testa tantissime nozioni, ricordi personali e aneddoti, chissà quanti tra questi saranno reali e quanti no.
Mi è stato ad esempio raccontato che quando anni fa venne in Italia per un concerto in un luogo di mare, pagò il proprietario di una barchetta per farsi portare a largo con una chitarra e un amplificatore a batteria e poter suonare in mezzo alle onde del mediterraneo.
Così, la mattina prestissimo, quei pochi che si affacciarono sul lungomare per una corsetta o altri motivi, poterono avvistare l’attracco reale e sonoro di questa mitologica immagine degna di un romanzo di Ernest Hemingway (o Herman Melville, ma in piccolo).
In ben 39 minuti di video (all’inizio dico che questa sarà una puntata più “standard” della centesima, ebbene mentivo a me stesso…) ho raccontato tanto, ma ce ne sarebbe altrettanto da dire.
Come ad esempio il fatto che la canzone “Vicious” fu una richiesta – tra le tante – di Andy Warhol (ex manager e filantropo per i Velvet Underground e tanti altri), che alla richiesta di spiegazioni di Lou su cosa intendesse per “vizioso” se ne venne fuori con una descrizione del tipo “come se ti avessi colpito con un fiore” (ogni riferimento metaforico a pratiche sadomasochistiche è puramente… voluto).
Transformer non è un album inutilmente scandoloso, sboccato e denso di sessualità che qualche figliastro di un’epoca passata definirebbe ancora oggi “deviata” (accade nel 2022…). Transformer è un manifesto delle diversità nel bene o nel male, che esalta e ridicolizza, che si rattrista e si compiace, che passa dall’entusiasmo al nichilismo nel giro di due accordi.
Ed è profondamente ancora uno specchio dei nostri tempi.
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