Meno male che la Blue Note, come in realtà anche altre etichette storiche del Jazz, hanno degli archivi ben curati, e meno male che ogni tanto qualcuno ha l’intraprendenza di cercare e ascoltare ciò che contengono, altrimenti avremmo rischiato di perderci questo e molti altri dischi, non pubblicati all’epoca dalla casa discografica per un eccesso di… paranoie?
Agli inizi degli anni ’80 la Blue Note si è impegnata a ricercare e pubblicare molti dischi che non erano, per vari motivi, mai stati editi. Tra questi c’è il meraviglioso Etcetera di Wayne Shorter, musicista ancora vivente e la cui Musica è alle fondamenta del Jazz.
D’altronde, soprattutto negli anni ’60, la registrazione di sessioni di Musica Jazz, soprattutto negli studi di Rudy Van Gelder, era piuttosto frenetica, un grande musicista con la sua band poteva registrare molti dei suoi capolavori nello stesso anno o nel giro addirittura delle stesse settimane, vedi i casi di John Coltrane e molti altri.
Per cui, con una mole di materiale inciso sui nastri più che notevole, non è detto che venisse tutto mandato ai negozi. Anche se oggi ci sembra un peccato mortale, considerando che in un disco come questo suonano altri pilastri come Herbie Hancock (lui e Shorter sono ancora oggi grandissimi amici fraterni), Joe Chambers e Cecil McBee.
Ma, d’altronde, al tempo erano semplicemente dei talentuosi giovani musicisti sotto contratto, ancora lontani dal mito che li circonda oggigiorno, per cui era normale scegliere e/o scartare.
Comunque sia, non fosse altro che per “Indian Song” questo disco vale il vostro ascolto e anche ogni euro speso se lo vorrete avere in versione fisica nella vostra collezione.
Penso che la Musica Jazz debba ancora dare tanto e sto parlando anche del Jazz “classico”, perché chissà cos’è ancora nascosto negli archivi delle grandi etichette. Per fortuna, abbiamo ancora persone che hanno un amore viscerale per queste incisioni e tramite loro possono arrivare fino a noi.
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