Truman Capote, una mattina come le altre, lesse sul giornale la cronaca di un omicidio: un’intera famiglia contadina assassinata nel Kansas per una semplice rapina. Questa notizia lo turbò a tal punto da spingerlo, per i sei anni che seguirono, a ricerche estenuanti sull’accaduto, che sfociarono nel 1966 nella stesura del suo libro più acclamato: “A Sangue Freddo” (“In Cold Blood”). L’opinione pubblica non poté restare indifferente al cinismo spietato e oggettivo della narrazione dell’autore: il suo stile crudo nel raccontare quell’orribile fatto di cronaca era il primo esperimento di romanzo-verità.
Capote scatenò nei suoi lettori sdegno e orrore, li mise davanti la realtà senza alcuna mediazione o filtro ad attenuarne il contenuto: li costrinse a riflessioni che non avevano mai immaginato.Il Teatro degli Orrori da questo autore eredita non soltanto il titolo del romanzo, ma anche lo spirito: per Capovilla e compagni ci troviamo davanti l’assassinio della nostra società, di tutti noi, della nostra dignità e della nostra cultura, e non possiamo restare indifferenti. Vogliono turbarci, costringerci a riflettere: la musica non può più permettersi di stare a guardare, non può più compiacere l’ascoltatore nei suoi desideri di spensieratezza e distrazione, la musica deve essere strumento di formazione e di arricchimento, deve suscitare pensieri e reazioni.Questa è la filosofia del Teatro degli Orrori fin dalla sua prima apparizione nel 2007 con il sorprendente “Dell’impero delle Tenebre”: Pierpaolo Capovilla (Voce) , Francesco Valente (Batteria) e Giulio Favero (Basso) dei One Dimensional Man, decidono di dare vita assieme a Gionata Mirai (Chitarra, dai Super Elastic Bubble Plastic) a un progetto parallelo ai rispettivi gruppi. Il debutto è un fulmine nel cielo torbidamente sereno della musica italiana, Il Teatro Degli Orrori crea un Noise Rock spavaldamente acido e rozzo, di scuola Jesus Lizard, e lo fa parlare italiano con le liriche cantautorali di un Capovilla anche grande interprete.“A Sangue Freddo” nasce da questo seme e cresce prendendo una sua strada, sono passati due anni e si vedono tutti. Ci siamo lasciati con l’encefalogramma piatto di “Maria Maddalena”, lo stesso che ci introduce “Io Ti Aspetto”, un lento minimale di elettronica e piano: l’apprensione di un padre che attende la figlia ci viene narrata dalla voce di Capovilla circondata da un dolce involucro musicale. La carica del Teatro non è però sparita, “Due” irrompe nelle nostre orecchie con un Rock che sembra essersi ripulito della gran parte del Noise ma che resta di grande impatto: una donna abbandonata ci narra la sua storia che sfocia nelle riflessioni rabbiose di Capovilla.La title-track è un omaggio Ken Saro-Wiwa, scrittore nigeriano che si batté per allentare la morsa delle compagnie petrolifere sullo sfruttamento inumano del Delta del Niger. Per questo fu impiccato “davanti a tutti”: un atto di violenza inaudita, come l’assassinio nel libro di Capote (anche l’impiccagione è un’analogia), che ha scosso l’opinione pubblica internazionale che poi però ha dimenticato in fretta (“non ti ricordi di Ken Saro-Wiwa?”).“Mai dire Mai” mette in scena teatralmente il marcio della nostra società, mentre “Direzioni Diverse” devia su territori inesplorati: la collaborazione con The Bloody Beetroots (talento dell’Elettro-Punk) si sente e da vita a una canzone elettronica a venature Rock, con la voce di Capovilla che si adatta perfettamente al contesto nella narrazione della solitudine dell’amore.
Il “Terzo Mondo” è un’altra sfuriata contro il mondo in cui viviamo: la struttura chitarristica è complessa (come anche in “Due”) e crea armonie e spigoli magnifici che si sovrappongono. Il “Padre Nostro” rivisitato dal Teatro è maestoso, va al di là della preghiera, non è blasfemo nell’invocare Nostro Signore a liberarci dal male, da tutte le ipocrisie e le contraddizioni che dominano le esistenze e nel chiedergli di non perdonare mai questi soprusi, poiché “sapevano e sanno benissimo quello che fanno”.Nel Teatro degli Orrori si rappresentano poi i versi di Majakovskij con “All’amato me stesso”; l’interpretazione è un omaggio al genio di Carmelo Bene che già aveva fatto propri questi versi, Capovilla li interpreta altrettanto audacemente rendendo a pieno la loro grandezza, sorretti da una struttura musicale mai invasiva. In “Alt!” si descrive grottescamente l’atteggiamento di alcune forze dell’ordine nei loro abusi di potere; musicalmente il brano è un ottima e ricca sintesi dei nuovi e vecchi elementi.“È Colpa Mia” è una canzone curata nei minimi dettagli, orecchiabile e profonda: i rapporti umani sono ancora una volta fotografati con la rassegnazione di chi ha “aperto gli occhi all’improvviso” e si è accorto di quanto è vuoto tutto ciò che ha. “La vita è breve” narra un uxoricidio (tema ricorrente già trattato in “E lei venne” del primo album) mimetizzato in versi sentimentali. L’amore per Capovilla e compagni non sembra trovare via d’uscita e lo si vede anche nella traccia finale: “Die Zeit”, simile alla “Maria Maddalena” dell’album precedente, è una canzone densa e scarna, dall’incedere spaventoso che pian piano si dissolve in un ticchettio d’orologio.“A Sangue Freddo” penetra nell’ascoltatore a ogni livello: ci si fa trascinare emotivamente dalle riflessioni di Capovilla, dalla potenza della musica e dalla bellezza degli arrangiamenti e le liriche. Il suono è molto meno noise e low-fi, grazie a una produzione curata in maniera molto più dettagliata dello stesso Giulio Favero, e si allontana dal panorama indipendente e underground strizzando l’occhio a un pubblico più ampio, ma non a discapito della qualità. Il Teatro resta una delle poche realtà musicali in Italia ad offrire un prodotto rilevante e a suo modo innovativo.Capovilla è un paroliere ispirato che riesce a creare liriche di grande spessore letterario tentando di emulare gli autori del periodo d’oro della canzone d’autore (De Gregori, Ciampi, De André, Battiato, etc… ) e utilizzando la lingua italiana in maniera nuova per il genere. Le tematiche diaristiche che vanno di moda nella musica leggera italiana sono accantonate: il Teatro parla dell’orrore quotidiano, dell’individualismo, delle ingiustizie e anche d’amore, che però sfugge dai vari stereotipi e viene mostrato agonizzante e soffocato dalla società.Un ottimo disco quindi, che dimostra che il panorama musicale italiano è ancora vivo: il Teatro Degli Orrori è uno dei pochi gruppi che ha qualcosa da dire, un contenuto vero e utile. Vogliono farci riflettere come non avveniva da molto tempo, e il terreno sembra fertile per i loro semi: sono tanti ormai coloro che si sono stancati della musica da supermercato e cercano contenuti. A Sangue Freddo è una delle uscite più significative degli ultimi anni (assieme a “Dell’Impero Delle Tenebre”): non sarà perfetto, ma il gruppo è sulla giusta strada, una strada lontana dalla altre, personalissima, che si spera continueranno a percorrere.Tracklist:
Francesco “Forsaken_In_A_Dream” CiceroIl Teatro degli Orrori Website
Anno: 2009
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