A 32 anni JD Simo è un artista di sorprendente maturità che traccia una linea di diretto collegamento con il periodo d’oro del rock tra anni sessanta e settanta. Nel nuovo album Rise & Shine affina ulteriormente il tiro con un repertorio ancora più variegato in cui la sua chitarra continua a colpire per gran tiro e innegabile finezza.
Non credo sia necessario rientrare nella categoria dei nostalgici a ogni costo per apprezzare la musica dei Simo, il trio dell’omonimo artista, ma non c’è dubbio che il tripudio di humbucker e valvolone con condimento di wah wah e grandi eco ribattuti sia un buon richiamo a un’epoca in cui la chitarra era senz’altro un fatto culturale, elemento imprescindibile in ogni prodotto musicale di rilievo.
JD è una delle eccezioni sempre più rare in un panorama musicale in cui sembra che il solo Bonamassa sia in grado di muovere qualcosa a livello commerciale con proposte intrise di vintage chitarristico.
Il nuovo lavoro dei Simo risalta per la capacità di attingere al passato con autorevolezza senza perdere mai in convinzione, anzi, rilanciando spesso con atmosfere niente affatto scontate.
In questo senso, episodi di taglio nettamente psichedelico come “I Want Love” si vanno a compensare con i sette minuti e oltre di una slow-ballad intensa come “Be With You”, ricca di dinamiche estreme in cui il chitarrista ha modo di passare dai sussurrati al frastuono in una tempesta emozionale che sarebbe piaciuta al defunto Roger Nelson, in arte Prince.
Supportato da una sezione ritmica di notevole efficacia e affiatamento, in grado di sottolineare ogni sfumatura, Simo offre anche una discreta performance come vocalist.
Pur non avendo corde vocali dotate di particolare magia, nelle sue canzoni gioca con efficacia sull’interpretazione sfruttando abilmente il posizionamento della voce con l’aiuto di riverberi e ritardi opportuni.
Se “Return” evoca le atmosfere di un club londinese d’epoca, la successiva “Meditation” trasuda funk rovente e “Shine” viaggia sull’onda di una sequenza modulata ad hoc per veicolare immagini che molto devono a un pop altrettanto datato (ma non è necessariamente un difetto, giusto?).
La bravura di JD Simo è proprio nel rendere credibili canzoni che avrebbero sicuramente trovato il loro posto nel panorama di quattro o cinque decadi fa, persino quando va volutamente sul pesante come nella lunghissima “I Pray”, che supera i 13 minuti di improvvisazione su un accordo fisso.
Anche senza armi chimiche lo sballo è garantito.
I Simo sono una jam-band di rara forza e qualità, destinati evidentemente a dare il meglio sul palco, ma capaci di risaltare anche in un album dal gran suono come Rise & Shine, che fa ben sperare nel futuro.
Sperando di rivederli anche da queste parti, alla faccia dei soliti ignoti che qualche tempo fa a Roma hanno fatto fuori l’intera strumentazione.
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