Dopo due anni in cui le vicissitudini di questo gruppo metal brasiliano lo davano ormai per spacciato da parte di critica e pubblico, gli Angra escono dal “coma profondo” (caratterizzato dalla “dipartita” verso progetti solisti di 3 dei 5 membri) che sembrava ormai averli inghiottiti, per regalare al panorama della musica sudamericana e mondiale un altro “masterpiece” degno di nota.Più che di una “rinascita” tuttavia sarebbe più opportuno parlare di un ritorno alle origini: l’insegnamento neoclassico di Holy land e quello speed metal di Fireworks infatti hanno dato i loro frutti, per fondersi magistralmente in quest’ultimo lavoro che segna un’ulteriore evoluzione del sound verso caratteri, se possibile, ancora più energici.La potenza espressiva del neo arrivato Edu Falaschi non fa certo rimpiangere la grande estensione vocale di Andre Matos, la cui assenza si farà sentire principalmente a livello di finezza compositiva (mancano, ad esempio, tocchi di classe come le tastiere barocche di Wings Of Reality, sostituite ora da una prevalenza degli arpeggi di chitarra pulita).La sezione ritmica svolge appieno il proprio compito; le due chitarre di Louriero e Bittencourt sono come al solito degne di nota, mai banali, in continua discussione e sempre rinnovate. Per quanto concerne le tracce, se non possiamo parlare di un “concept album” vero e proprio, sicuramente possiamo affermare che tutta l’opera è permeata di un intenso simbolismo: il panorama è quello di una terra post-apocalittica in cui si stagliano le paure, le contraddizioni, le gesta eroiche e le passioni di uomini sopravvissuti alla devastazione, specchio del travaglio del gruppo negli ultimi due anni. In Excelsis apre il sipario alla successiva Nova Era, canzone ottimistica e piena di speranza che vuole anche essere una sorta di risposta positiva ai numerosi fans preoccupati per la sorte del gruppo. La ritmica spinta e i riff neoclassici fanno da sfondo ad una linea vocale melodica e solare che regala alla canzone un senso di agrodolce ed una continua attesa di risoluzione che sfocia poi in due magistrali assoli (che comunque risentono dell’influenza di Malmsteen in più punti, senza tuttavia scadere in patterns retorici).Millenium sun è invece una canzone rabbiosa, triste a tratti e molto coinvolgente. In Acid Rain troviamo invece una mescolanza di generi diversi: si apre infatti con un canto gregoriano per dare poi spazio ad una ritmica veloce e potente che come sempre insegue una linea vocale squisitamente melodica.Epica, in ogni senso, Heroes Of The Sand, una scuola a sè per insegnare come andrebbe usata la dinamica in una canzone metal: parte con un arpeggio di chitarra pulita (addolcito da un uso particolare degli armonici naturali) che accompagna la voce, cresce ancora fino all’assolo dove improvvisamente frena, e riparte poi con ancora più carica e slancio. Il capolavoro del disco.Ancora due cenni per descrivere la “album track” Rebirth: intima e particolare una canzone dalla quale forse ci si aspettava più carica e grinta (ruolo che tocca in questo contesto a Nova Era) ma che, superati i pregiudizi, si rivela comunque un lavoro melodico e gradevole.Per concludere, dovendo descrivere in due parole questo album e parafrasando ciò che gli stessi Angra hanno detto al proposito, sicuramente sarebbero: energia pura.
- Imperial Crown
- Forgiven Return
Casa discografica: Artheia Records
Anno: 2001
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