Che per gli Audyaroad nutriamo particolare affetto non è un mistero e non si cercherà sicuramente di nasconderlo in questa recensione, proveremo invece a farvi capire il motivo per cui, fin dal primo momento in cui siamo entrati in contatto con questi ragazzi, non abbiamo potuto che premiarne gli sforzi. Quando “Giorni Migliori” si apre con “Polvere al vento” l’idea è quella di ascoltare un brano fatto per funzionare. La sensazione rimane immutata lungo tutta la tracklist, non ci sono momenti di incertezza da parte della band, che sembra aver trovato in questo lavoro la formula giusta per riuscire a tenere alta l’attenzione durante tutto l’ascolto. Sarà perché la produzione è particolarmente riuscita? Sarà perché il sound della band è davvero molto curato e bilanciato? O forse sarà perché saltuariamente anche in Italia emergono alcune band che non hanno paura di fare un buon disco Rock, con la “R” maiuscola, e di farlo con testi completamente in lingua nostrana? I primi due fattori incidono sicuramente, ma questa terza risposta ci piace molto di più.Si, perché gli esperimenti rock italiani non mancano certo, piuttosto ciò che vale la pena chiedersi è quanti siano davvero quelli riusciti. La differenza fondamentale è quella “R maiuscola”, che sposta le dinamiche energetiche di base e dà un deciso calcio a quel blocco che spesso frena poco prima di riuscire nell’obbiettivo. Gli Audyaroad hanno trovato l’amalgama giusta per scrivere un disco che sposa alla perfezione sonorità al limite dell’hard rock con la “melodia” naturale della nostra lingua.Credete sia poco? I gusti non si discutono, ma non è un esperimento riuscito a molti e di questo va dato atto. Il risultato è un album che naviga acque in cui solitamente cugini d’oltremanica, o d’oltreoceano, si destreggiano con maggior naturalezza, ma senza mai cercare di nascondere o camuffare le proprie origini.“Giorni Migliori” è un album diretto, suonato con un’attitudine che ha davvero pochi rivali nel panorama italiano, un disco che potrebbe servire anche ai grandi del rock del nostro paese (senza voler fare nomi) a ricordare come le cose andrebbero fatte prima di appropriarsi di etichette e titoli che calzano decisamente meglio ad altri.La voce di Marco J. Ferrara solca senza alcun timore le note delle chitarre di Pablo Ferrero e soprattutto di Paul Audia, che non si preoccupa certo di fermare la mano quando si tratta di lasciar partire qualche bordata di quelle più fragorose. Audia è però chitarrista esperto, malgrado la giovane età, e sembra saper dosare più che egregiamente il proprio lato errabondo a quello controllato e riflessivamente melodico. La sezione ritmica è solida e quadrata, adempie bene al proprio dovere lasciando ampio spazio di manovra per tutto ciò che può essere aggiunto a livello armonico.Malgrado il disco si inserisca in una collaudata forma sonora, ricalcando spesso tonalità dettate forse anche dalle necessità della voce, riesce sempre a sgusciare lontano dal ripetitivo con un varietà melodica invidiabile. Non è raro trovarsi a ripensare alcune delle linee vocali o strumentali, come anche ritrovarsi divertiti da riff di chitarra decisi e coinvolgenti. Un plauso particolare va fatto anche al lavoro sui testi, ben scritti ma soprattutto ben adattati alla componente espressiva ineludibile e propria della vocalità italiana. Gli esempi utili potrebbero essere molti, ma la sola scansione del primo verso del ritornello di “Polvere al vento” («Libera, libera la verità») riesce a regalare diverse soddisfazioni.Ed in un disco ben suonato e dalla vena rock decisa e convinta, è bello infine trovarsi di fronte ad una band dalle tante sfumature. Si, perché ne hanno tante di atmosfere questi Audyaroad, da quelle più sinuose di “Ossessione” al sound texano in cui è imbevuta la titletrack, passando per la danzante “Ora che sei qui” ed il taglio cavalcante di “Non c’è luce“.In questa tracklist ci sono dieci brani, tutti validi alla stessa maniera, ma per motivi fra loro diversi, e quando il disco sembra finire c’è anche spazio per rivedere “Come Together” dei Beatles, che sembra uscita dagli anni migliori dei Bon Jovi (le sonorità sono veramente molto vicine a quelle di “Dead Or Alive”).Si può volere di più da un disco di una band così giovane? Onestamente no, si può solo smettere di lamentarsi della sterilità del panorama musicale italiano ed iniziare a cercare meglio: band come gli Audyaroad non passano inosservate nemmeno provandoci.Francesco SicheriGenere: RockLineup:
Marco J. Ferrara (Vocal)
Paul Audia (Lead Guitar)
Pablo Ferrero (Rhythm Guitar)
Matteo Bonassi (Drum)
Francesco Sbrè Ravasio (Bass)Tracklist:
1. Polvere al vento
2. Senza limiti
3. Il peso dell’anima
4. È il battito che attrae
5. Ossessione
6. Giorni migliori
7. Non sei una scelta facile
8. Ora che sei qui
9. I rumori della memoria
10. Non c’è luce
11. Come together
Audyaroad – Giorni Migliori
Che per gli Audyaroad nutriamo particolare affetto non è un mistero e non si cercherà sicuramente di nasconderlo in questa recensione, proveremo invece a farvi capire il motivo per cui, fin dal primo momento in cui siamo entrati in contatto con questi ragazzi, non abbiamo potuto che premiarne gli sforzi. Quando "Gior
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