Grandi ospiti e grande attesa per il nuovo disco di Bjork, che lascia da parte, almeno per un attimo, le sue fatiche in campo cinematografico e si concede alla musica, dopo il suo precedente album, Selmasongs. Dopo la partecipazione al film Dancer In The Dark del regista Lars Von Trier, che tra l’altro ha avuto diversi riconoscimenti anche al Festival di Cannes, l’artista islandese è diventata un personaggio di fama mondiale. Normale quindi che il suo ultimo album abbia fatto parlare di sé anche sui mass media che non si occupano solo di musica.Bjork si ripropone ai suoi fans circondandosi di numerosi collaboratori per un album che dà subito l’impressione di essere stato curato fin nei minimi particolari. Le dodici tracce sono frutto di un copia-incolla digitale costante e meticoloso, che crea un disco affascinante ma a volte eccessivamente cervellotico e intellettuale.La lista dei collaboratori vede i nomi del duo americano Matmos, di M. Herbert e T. Knak, che operano sui campionamenti, di Zeena Parkins e della sua arpa, e di molti altri che a turno danno il loro contributo lungo le dodici tracce di Vespertine.L’album, a cominciare dalla copertina in bianco e nero, è l’ideale per accompagnare la stagione autunnale ormai alle porte (sarà forse per questo motivo che la data iniziale di uscita era prevista per fine maggio). Bjork cerca di farci esplorare i suoi lati più intimi, cominciando dal singolo Hidden Place, il “posto nascosto”, o Cocoon, il “bozzolo”. Da segnalare anche Pagan Poetry e la traccia di chiusura Unison come i momenti migliori di tutto il disco, sempre alla ricerca di sonorità d’avanguardia. Poche canzoni riescono a farsi ricordare già dopo i primi ascolti, come succede spesso quando i dischi sono particolarmente elaborati e ambiziosi.Si potrebbe definire Vespertine come un disco notturno, malinconico, dove la caratteristica e inconfondibile voce di Bjork si fa largo tra i campionamenti, i cori e gli archi, mettendo a volte i brividi addosso per l’interpretazione e l’intensità del canto.Vespertine si candida al ruolo di miglior disco del 2001, anche se qualcuno non sarà d’accordo pensando soprattutto al fatto che il disco non è di facile ascolto. I fans comunque hanno di che essere soddisfatti, così come coloro che sono alla ricerca di canzoni che suscitano curiosità e voglia di indagare tra liriche non banali e sonorità sofisticate.
Casa discografica: Polydor
Anno: 2001
Aggiungi Commento