Dopo la piacevolissima chiacchierata con Dario Chiazzolino a proposito del disco con i Principles Sound, mi ritrovo di nuovo tra le mani un altro lavoro del talentuoso chitarrista torinese di stanza a New York: Red Cloud.
Questa volta parliamo di un disco solista, inciso a suo nome e di nuovo, come nel caso di Lost In The Jungle, le collaborazioni sono di indubbio livello. Infatti questa volta vediamo la presenza di Antonio Faraò al pianoforte, Dominique Di Piazza al basso e Manhu Roche alla batteria.
L’album è uscito ufficialmente il 12 marzo 2016 per la Tukool Records e contiene un totale di nove brani, tutti originali tranne “Solar”, storico standard firmato da Miles Davis che Chiazzolino e compagni reinterpretano in maniera magistrale. Parliamo di un bellissimo disco di contemporary jazz, in cui spiccano melodie affascinanti ed eteree, maestria nell’improvvisazione e suoni eccellenti.
Ancora una volta lo stile di Chiazzolino è assolutamente riconoscibile: frasi veloci e melodia si fondono in un intreccio musicale unico, sempre perfettamente incastonato all’interno del background ritmico/armonico. Si configura una sorta di ingranaggio perfetto basato su un interplay degno di nota, durante il quale i quattro strumentisti riescono a far emergere il proprio personale discorso melodico oltre che virtuosistico in maniera sempre spiccatamente musicale.
“Red Cloud”, la traccia di apertura, e “Twelve Colours” impressionano per la loro scorrevolezza e i progressivi ritmi incalzanti. “Lighting” è un fast dalle sonorità talvolta indiane, di Shiva e non di Manitù per intenderci, che in maniera sempre delicata sfreccia con stop and go fulminei e intricati. “Storm”, “Placid Sky” e “Twilight” sconfinano all’interno di territori più marcatamente fusion, mantenendo comunque i tipici suoni e cliché del jazz contemporaneo.
“Eternity” e “Starry” sono le due ballad del disco: una elettrica, l’altra acustica, fanno da cornice alla rivisitazione meravigliosa di “Solar”, classico di Davis eseguito nel modo in cui solo un quartetto di musicisti talentuosi riuscirebbe a fare.
Red Cloud è questo: un disco di jazz contemporaneo, ricco di metriche dispari, melodie quasi sinfoniche, groove in abbondanza e virtuosismo strumentale che nessun appassionato di musica colta dovrebbe lasciarsi scappare.
Carlo Romano Grillandini
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