Il lavoro di David Bowie veniva annunciato come un ritorno alle origini della sua musica, una specie di tuffo nel passato a ripescare le sue origini sonore. In un certo senso è stato così. Il sound del disco ricorda molto altri stili rispetto a quelli attuali pur tenendo quella nota di novità che distingue una copia di roba vecchia da un lavoro ispirato al passato. Tutte le tracce dell’album sono abbastanza lente e tranquille o comunque abbastanza acustiche. Visto il calibro dell’autore di quest’opera tutti ci aspettavamo un gran lavoro ed infatti non ci ha deluso. Già pubblicato dalla sua etichetta indipendente dopo la separazione dalla Warner, Heathen è un’opera vermente raffinata che lega suoni acustici e classici con qualche piccola intrusione elettronica. La maestria con cui viene innestato questo intarsio di elettronicità di suoni nel complesso acustico lascia l’impressione che quasi non sia presente nulla di artificiale, mentre togliendo quella parte se ne sentirebbe fortemente la mancanza. Una traccia dove si scopre questo gioco di vero/finto è Afraid, dove c’è una parte che si sente appena mentre suonano gli altri strumenti ma diventa principale nelle parti di stacco. Stando attenti la potrete individuare anche nelle parti strumentali e sentirete come sia caratterizzante. L’atipico timbro vocale di Bowie e il suo modo di interpretare aggiungono ad ogni canzone di questo album quel qualcosa in più che le renderebbe forse normali se interpretate da altri. Un disco dai toni pacati e riflessivi, come lascia intuire il titolo; Heathen, cioè Pagano. Il disco è una specie di riflessione e di visione di un “Dio” da parte di chi non è credente e praticante. Una specie di viaggio attraverso gli occhi di chi per la prima volta cerca di avvicinarsi ad un mondo che non conosce. Emblematico dell’opera è la traccia A Better Future dove David Bowie si rivolge direttamente al Creatore tramite una specie di cantilena ripetitiva con la stessa sincerità e semplicità di un bambino. In questo caso la linea vocale non è proprio in primo piano lasciando più spazio agli strumenti che possono creare una melodia più variabile. Un disco bello e curato in ogni sua parte, dalla musica al testo, che non lascia niente d’indefinito. Un’ottimo ascolto per chiunque gradisca uno stile un pò romantico/malinconico.
Casa discografica: Iso Records
Anno: 2002
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