Esce oggi il nuovo disco dei The Di Maggio Connection, un concentrato di Rockabilly, Swing, R’n’R con un groove atomico e una chitarra a dir poco straordinaria.
Prima di dire qualsiasi cosa di questo nuovo lavoro del power trio italiano, è bene sincerarsi che ognuno di voi che sta leggendo questa recensione sappia o sia ora informato su chi è Marco Di Maggio.
Perché se c’è un orgoglio italiano della sei corde, un nome che può andare a testa alta oltreoceano e suonare accanto ai più grandi, quello è appunto il nome di Marco Di Maggio.
Se qualcuno avesse dei dubbi, basti sapere che è l’unico artista italiano eletto “Membro Onorario” della Rockabilly Hall of Fame americana. Un suo brano venne inserito nella celebre serie TV Friends. Il batterista dei Dire Straits ha dichiarato “Ho suonato con i piu’ grandi, Mark Knopfler, B.B. King, Eric Clapton, Albert Lee…posso dire che Marco Di Maggio è uno di loro”.
Fatta questa dovuta premessa, che vi dovrebbe far correre subito ad ascoltare il suono che viene dalla mani di questo straordinario musicista (ancora meglio se andate a uno dei suoi live show, visto che dal vivo è forse ancora più esaltante, NdR), passiamo a questa ultima opera artistica della sua band. Al suo fianco, oramai da molti anni, ci sono altri due musicisti di assoluto livello: Matteo Giannetti al contrabbasso, una vera fucina di groove, e Matteo Barsanti, batterista di esperienza che come Giannetti vanta molte esperienze internazionali con esibizioni in una moltitudine di Paesi, dagli USA alla Cina.
Tanto per rendere l’idea anche del valore di questa band, sappiate che ha preso parte a festival di assoluto rilievo come il Montreux Jazz Festival nel 2009, il Viva Las Vegas per due anni consecutivi, il Green bay 50’s Fest e molti altri, esibendosi anche ai nostrani Pistoia Blues e addirittura ai Giochi Olimpici di Torino del 2006.
Le collaborazioni si sprecano: Terry Williams (batterista dei Dire Straits), D.J. Fontata (batterista di Elvis Presley), Dave Roe (Bassista di Johnny Cash), Slim Jim Phantom (batterista degli Straycats dell’immenso Brian Setzer), e molti, molti altri.
Veniamo quindi al disco, intitolato Rowdy (“chiassoso”) e come già detto in uscita proprio oggi per la label Thunderball Rec.
Si tratta del terzo album ufficiale del trio, ma è un numero piuttosto piccolo se si pensa alla produzione totale di Marco Di Maggio, che nel caso di questo album segna il numero 14.
Il disco contiene 11 brani, attraverso i quali si attraversano tutte le atmosfere più care al chitarrista fiorentino. Dai ritmi sfrenati del rock’n’roll e rockabilly, alle ballad di classe, a brani strumentali vigorosi e melodici, fino anche a cover inaspettate, come quella di un classico dei classici come “Smoke on the Water” dei Deep Purple in una versione che davvero difficilmente avrete mai sentito in giro.
Gli omaggi sono 3, mentre 8 brani sono totalmente originali, composizioni scritte da Marco Di Maggio insieme a Francesco Chisci, che da molto tempo è il suo braccio destro come paroliere per i testi delle canzoni.
La prima cosa che si percepisce di questo lavoro, che non staremo ad elencarvi pedissequamente brano per brano, invitandovi invece ad assorbirlo per intero tutto d’un fiato, è la coesione perfetta di questo power trio. Definizione quest’ultima assai in voga perché diciamolo, aiuta sempre a dare quell’alone da vecchie glorie, ma che non sempre è rispettato nella realtà…
Invece, in questo caso, il trio power lo è davvero, c’è un affiatamento totale e a tratti sembra quasi di trovarsi di fronte a un live, uno di quelli però in cui ogni musicista non sbaglia un colpo.
A loro poi si aggiungono spesso degli ottoni, in particolare trombe che vi faranno sentire come alla guida una macchina in corsa su un lungomare messicano, immagine degna di un film di Q… no, indovinate da soli!
Altra sensazione è quella sui suoni. Belli e ben calibrati in generale, ma ciò che come al solito fa breccia sono i suoni di chitarra di Marco, che si può dire a piena voce: è sicuramente uno dei maggiori esperti al mondo di suoni di chitarra, in particolare di quelli anni ’50 e ’60.
Che imbracci una Gretsch, una Telecaster o altro, da ogni strumento sa tirar fuori, sia con l’esperienza che con le mani, letteralmente il meglio, facendoti immergere nelle atmosfere promesse da una band di questo stampo.
A questo si unisce al sua voce, anch’essa degna di artisti di altri tempi, aggressiva quando vuole ma anche molto dolce nei brani più soft. In generale, c’è sempre una certa componente di “signorilità” nelle sue interpretazioni, anche in quelle più concitate. Il suono di Marco, così come quello della band, è autorevole e sincero.
Messaggio per i chitarristi: in questo album ci sono alcuni assoli che possono dimostrare ampiamente che la velocità sola soletta è fine a se stessa, mentre quando non smette mai di avvalersi della componente ritmica, le cose cambiano e non di poco…
Se quindi il fulcro dell’album è il Rock’n’Roll, i The Di Maggio Connection riesco a fare breccia sia movimentando la scaletta con vari stili, sia risultando abbastanza originali nella composizione, che pur essendo molto legata a un preciso genere musicale e ai suoi canoni standard, offre ad esempio ritornelli che subito restano nelle orecchie dell’ascoltatore e si prestano ad essere canticchiati più volte per seguire il battito del piede che si fermerà ben dopo lo stop del cd o del player.
Nonché del sollevamento della testina, visto che ci è stato comunicato che sarà disponibile anche una versione in vinile!
E infine bisogna necessariamente riportare il consiglio della stessa band, che condividiamo: questo album “va ascoltato ad alto volume… Rowdy!“
Per acquistare il disco collegatevi ora alla pagina ufficiale dei Di Maggio Connection.
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