Per molti fans accaniti dei Dream Theater questo Cd rappresenta una sorta di sbaglio o qualcosa di molto simile. In effetti, in questo periodo il gruppo americano passa dei brutti momenti causati dall’uscita di Kevin Moore (primo tastierista e fondatore insieme con Petrucci e Myung del gruppo), ed è come “costretto” a cambiare sound. Il nuovo arrivato Derek Sherinian, abituato ad usare la tastiera in maniera completamente differente da Moore, offrirà certamente moltissime novità ma toglierà altrettanto a quel tipo di stile neoclassico-poliritmico, tipico del primo tastierista, al quale ci eravamo tanto affezionati (ad esempio in Wait For Sleep, brano della seconda produzione dei Dream Theater, Images and Words).Tutto ciò si inizia a notare già dai primi secondi d’ascolto. Il brano New Millennium infatti parte con un particolarissimo riff di tastiera accompagnato da basso e chitarra successivamente, che però non soddisfa appieno l’udito dell’ascoltatore accanito del genere. Si prolungano anche le introduzioni strumentali prima del cantato vero e proprio. Altra cosa che si nota subito è che la voce del cantante è diversa. In effetti, La Brie (questo è il cognome del cantante) aggiunge molto più volume alla “background”, cosa che prima avrebbe fatto solo negli acuti più difficili, così da creare un timbro molto elettronico e stare dietro ad una tastiera utilizzata praticamente come un sinth e non più come un piano. A questo si accomuna molto anche il brano You Not Me. Inizialmente sembra di risentire i vecchi controtempi di Portnoy, ma subito dopo si lascia spazio ad un attacco di chitarra piena zeppa di flanger e wha wha, che continuerà per tutta la canzone. Purtroppo questa “song” come d’altronde saranno anche Just Let Me Breathe e Burning My Soul, si presenta un po’ troppo commerciale (per quanto commerciali si possano definire i Dream Theater, intendiamoci). Ciò guasterà molto il giudizio finale complessivo del CD. Addirittura nella traccia numero cinque dobbiamo subirci un tempo pesantissimo di batteria ed un delay sul ritornello cantato, che concedetecelo, è un po’ fuori luogo in un gruppo di questa portata tecnica. Peruvian Skies invece non è nient’altro che un dolce riff chitarristico (quelli che si vogliono imparare subito dopo aver ascoltato il CD), accompagnato dalla voce (questa volta abbastanza “clean”) di La Brie e da un tappeto di tastiere. Verso la metà del brano però, il discorso cambia un po’. Il riff è sempre uguale, ma è riproposto in forma molto più rockettara cosa che a nostro avviso rovina un po’ il tutto. Il brano numero 6, Hell’s Kitchen invece richiede un discorso a parte. Complessivamente lo si può guardare con un occhio ottimista, almeno dal punto di vista chitarristico (Petrucci in questo brano ricorda un po’ lo stile di Satriani). E’ un pezzo interamente strumentale dalle influenze elettroniche, new age e chiaramente prog metal, ma che rimane sempre in un ambito tanto aritmico quanto di piacevole ascolto. In Lines In The Sand si può apprezzare (finalmente!) un po’ di più di musica dei Dream Theater. E’ presente anche una collaborazione con Doug Pinnick (dei King’s X) cantante dalla voce molto blues, ma adattato benissimo allo scopo. Verso la fine c’è da ascoltare un discreto Petrucci, ma sicuramente un meraviglioso Portnoy, caratterizzato da tempi neanche molto difficili tecnicamente ma sicuramente ben cadenzati. L’unico neo è l’onnipresente tappeto di tastiera un po’ troppo synth (e pensare che Sherinian si lamentava del fatto che non gli dessero troppo spazio!).Segue Take Away My Pain lavoro assolutamente apprezzabile, ma solo per quanto riguarda il testo purtroppo. Ad un ascolto poco attento, si potrebbe scambiare i Dream Theater con qualunque altro gruppetto emergente inglese. Si potrebbe salvare unicamente la ritmica un po’ atipica, ma comunque perfettamente nelle potenzialità del tecnicissimo batterista. Hollow Years e Anna Lee, sono il vero capolavoro del CD. Se non avete mai sentito il quintetto americano in versione soft, vi siete persi qualcosa di veramente straordinario. Il loro sound in questi due brani (ma in particolare nel secondo) è addirittura arricchito da Sherinian che compie veramente un lavoraccio (dobbiamo ammetterlo!) per rendere il tutto ben amalgamato. I testi sono straordinari e verso la metà della traccia numero dieci ci si ritrova davanti ad un solo di Petrucci che nella prima metà, usa lo slide come crediamo pochi abbiano saputo fare fin’ora. Il brano termina con il bellissimo riff suonato su un piano, perfettamente “clean”, da Sherinian accompagnato da un dolcissimo timbro tonale di La Brie. Il lavoro si conclude con un brano diviso in tre sezioni che è un po’ il sunto di tutto il progetto portato a termine in questo CD. Si risentono gli effetti piacevolmente abbandonati del tastierista, ma tutto sommato non risulta pesante come ascolto complessivo.
Casa discografica: Elektra
Anno: 1997
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