Il panorama musicale italiano sta vivendo un profondo sonno che ormai dura da molti anni, divenuto quasi una certezza cronica. Il sottobosco continua a sfornare qualcosa d’interessante, ma ciò non basta a risvegliare un movimento di distribuzione che non si limiti al “Big” o alla Pop music; radice musicale che se ben trattata può dare i suoi buoni frutti. Ed è così che nascono dischi come quello del giovane Giacomo Pasquali, chitarrista abruzzese dall’ecletticismo assicurato e dalla pennata soffice e pungente allo stesso tempo. La sua ultima creazione intitolata “È tardi”, rappresenta il classico esempio di pura musica strumentale, bagnata da un senso estetico che grida ai 24 fotogrammi al secondo, piuttosto che alle solite frequenze alte, medio e basse. Vedere suonare dal vivo questo giovane ragazzo dalla tecnica cristallina unita ad un tocco fatato, ci farebbe pensare ad uno Stef Burns, ai bending gilmouriani, ma invece tutto quello che si riassume in “È tardi” ci rimanda ad un audiovisivo che cascherebbe a fagiolo con una sceneggiatura di Cameron Crowe.
Il disco apre con la track che prende il titolo dell’album stesso, mettendoci sin da primi secondi in uno stato di attesa che si consumerà con affascinanti paesaggi dipinti da accordi caldi e sensuali; come a dire che la città dorme, è deserta, ma nonostante tutto ciò noi siamo troppi svegli per notarlo. C’è molta sostanza funk in “Ho fretta”, pezzo dalle ritmicità alla “Crosstown Traffic” di Hendrix, e dagli spunti molto veloci nei soli di Pasquali, che danno profondità a delle sensazioni tipiche di un caos newyorkese. “Fermo il tempo” forse rappresenta il concetto di spazialità immaginaria di questo delizioso album, attraverso rumori liquidi e archi prorompenti che cavalcano un chitarra dal suono compatto, distorto nei passaggi quanto basta, e dove tutto si trasforma in un fermo immagine che sconfiggerebbe anche il più convinto degli eraclitei.
Insomma sette pezzi variegati ma sotto un unicum di emozioni e costruzioni armoniche ben precise, come l’arpeggiata “Ricordi”, la bellissima reinterpretazione di “Le Onde” di Einaudi, l’orchestrale “Divario (Un Caffè, Forse)”, e la sensuale “Non ora”, sempre profumata da una chitarra che s’immerge in una stupefacente melodicità, mista ad arrangiamenti prettamente elettronici. Sarebbe appagante sentire sempre questa tipologia di album nel nostro paese, fatti con la coscienza di chi la musica la ama e la rispetta in tutte le sue sfumature, sperimentandola sempre con cognizione di causa. “È tardi” è un esempio di ottima composizione e gusto estetico che Giacomo Pasquali ha saputo riversare attraverso le sue dita, la sua immaginazione, e una sensibilità sonora che potrebbe sposarsi con un’ottima pellicola.
Sito web di Giacomo Pasquali – http://www.giacomopasquali.it/
Edoardo “MysticMile” Fradeani
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