“Le Sirene, sedendo in un bel prato, mandano un canto dalle argute labbra, che alletta il passeggier: ma non lontano d’ossa d’umani putrefatti corpi,e di pelli marcite, un monte s’alza” Odissea canto XII 59-63. Mettete da parte questa introduzione perchè alla fine del mio discorso vi sarà estremamente utile per comprendere quello che sto per dirvi.
Il 15 luglio 2014 Anna Calvi mette sul mercato un EP, Strange Weather, che si presenta al pubblico con tanto di benedizione-collaborazione dell’immenso David Byrne. Nel bel mezzo di una carriera appena iniziata – decisamente col botto – strutturare un EP tutto su delle cover, e per di più di artisti emergenti o sconosciuti ai più, è sicuramente un azzardo non da poco, che la Calvi ha saputo gestire in maniera a dir poco vincenteNel mio approccio alla cover preferisco ascoltare prima l’originale e poi darmi alla critica spietata, alla comparazione ed eventualmente all’adorazione totale; il mio discorso sul minidisco della Calvi si arenerà direttamente alla prima traccia (consigliandovi però l’ascolto di degli altri pezzi degni di nota ,”Strange Weather” feat Byrne su tutti!) “Papi pacify” di una certa FKA Twigs.Ma chi è? mai sentina nominare, quindi parto già scettica; premesso che immagini e musica sono da considerarsi in maniera inscindibile, arrivo a trovarla eccellente nelle capacità vocali e nella magia di gestire queste doti in una maniera decisamente raffinata.Tahliah Debrett Barnett, per i sempre più, Fka Twigs, classe ’88, come spesso è successo nella storia della musica salta fuori dalle nuove leve londinesi; un miscuglio genetico affascinante tra giamaica, spagna e retaggio anglosassone, muove i suoi primi passi come ballerina nei video di Kylie Minogue, Ed Sheeran e Jessie J. Nel 2012 fa uscire il suo primo lavoro EP1 ed è subito chiaro che la ragazza ha una figura potente, una forza estetica di nicchia, una voce R&B che si mescola all’indietronica muovendosi verso il trip hop; non contenta nel 2013 esce EP2 – da dove la Calvi prenderà “Papi Pacify“- e ormai è totalmente lanciata verso le vette più alte.LP1 quindi porta con se il peso schiacciante di un album di debutto atteso e soprattuto fondamentale per far germogliare la Twigs fuori da una massa di talentuosi ai quali manca sempre qualcosa per divenire icona. Con questo lavoro d’esordio Fka Twigs ci presenta tutta la documentazione necessaria per avviare il processo iconoclastico che una volta intraprendevano le grandi donne della musica moderna, da Madonna a Cindy Lauper passando per Grace Jones e Kate Bush. C’è un po’ di tutto questo nello shaker, che si agita in dieci tracce per un totale di 40 minuti che ti lasciano con il fiato sospeso tra pezzi ben costruiti, dal ritmo morbido, coinvolgente e a tratti conturbante.
Si finisce col rimanere immobili, rapiti ad ascoltare in religioso silenzio, tanto che mi appare così evidente l’impronta di scuola raffinata che risponde ad un unico nome che è quello di Bjork, senza alcun minimo dubbio e soprattutto senza inutili paragoni! L’esposizione di un corpo che cerca di modificarsi inseguendo in maniera metodica una voce celestiale, senza mai rinunciare all’esaltazione di una bellezza fisica schiacciante. Mi viene in mente l’aneddoto di David Gilmour, che, passando davanti all’ufficio di Bob Mercer, sentito il demo di The Man With The Child In Her Eyes di Kate Bush esclamò «Chi è quest’uccellino?!» iniziando poi una stretta collaborazione con la cantante.E si, perdonatemi la banalità, ma FKA Twigs canta come un usignolo, contaminando volontariamente la sua voce con tutto l’opaco del mondo che stiamo vivendo. E allora, vi chiederete la falla dov’è?Il mio unico dubbio è questo: un prodotto così diverso, futuristico e antico al tempo stesso, è qualcosa che un buon orecchio cerca disperatamente di trovare ogni giorno della sua vita. È anche vero che non possiamo lasciarci rapire da un album d’esordio senza riflettere sul fatto che l’artista stessa si sta gettando – senza alcuna precauzione- in un meccanismo mediatico spietato (non manca il fidanzato attore di turno, con battibecchi su twitter annessi), che ha già segnato piccoli cambiamenti rispetto agli EP che ce l’hanno fatta conoscere.È proprio così che si spiega la mia citazione iniziale: se le sirene erano esseri mitologici bellissimi con una voce ammaliante capace sottomettere il volere degli uomini che avevano la sfortuna di ascoltarle, noi con questo disco non possiamo permettercelo! A questa sirena che tenta in tutti i modi di confonderci reclamo un ultima cosa: il nome FKA sta per “Formerly Known As” (tradotto “precedentemente conosciuta come”) e twigs letteralmente signica “ramoscelli”, che sia l’affermazione non solo di un fisico asciutto, ma anche di una fragilità che col tempo può farsi sconveniente?.Silvia CieriGenere: trip hop, art popTracklist:
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