I Foxhound hanno un problema: giovanissimi torinesi classe ’92, esordiscono nel 2012 per la Inri con l’album Concordia, ottimo debutto che li porta a suonare (tra i tanti posti) anche al Primavera Sound Festival di Barcellona, marchiandoli con un “da tener d’occhio” a lettere cubitali.
Ma il grosso guaio arriva nel 2014, con In Primavera. Il secondo LP, autoprodotto, dei giovani Foxhound è un concentrato di Pop-Funky che solo pochi sono in grado anche solo di immaginare, almeno in Italia: una fresca esplosione di groove rosa che non impedisce al corpo di molleggiare nonostante il disco sia finito da un paio di ore e che carica le spalle dei quattro di grandi aspettative da parte del pubblico.
Ed eccoci qua. Il dado è tratto e l’incubo di ogni artista giunge: come andare avanti dopo un grande disco? L’ombra di “Eh, ma i primi lavori erano migliori” è sempre in agguato, per tutti. Ma Camera Obscura è la risposta.
Anche a causa di un cambio di formazione, in questo Ep pubblicato da Groove and Art Records il gruppo da più spazio a synth e arpeggi di chitarra, creando un particolare suono digitalmente analogico, come in “My Oh My” o “It Seems so Real”.
Il lato Pop predomina, conservando però lo stile da jam sull’orizzonte. Quattro brani che aprono le porte di quello che può essere un sentiero più grande: è sempre un punto a favore dell’artista capire e applicare correttamente il concetto di “Cambiare rimanendo se stessi“.
Ciò che Camera Obscura rappresenta per i Foxhound è paragonabile al cambio di pelle per i serpenti: la trasformazione c’è, ma è fittizia, in quanto un nuovo corpo (o nuova formazione, che dir si voglia) muta l’aspetto ma non l’indole indie e il suono che contraddistiguono la band fin dall’esordio.
La prova del nove sarà il prossimo album, ma l’antipasto proposto per ingannare l’attesa funziona.
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